Fiumelatte. Le Bianche lacrime della Sirena e Il Passaggio delle Fate

“Rapide entusiasmanti, cascatelle d’incanto e fluidi magici che sgorgano dal cuore della terra”: giovedì 27 marzo io e mio marito siamo partiti alla ricerca di un luogo per me sacro, al quale mi sentivo chiamata da tanti anni, ma che avevo avuto l’occasione di vedere solo fugacemente, qualche tempo fa, passando dalla statale che collega Varenna a Lierna, ritornando verso casa da una deludente visita al Castello di Vezio…

I miei occhi si riempirono di meraviglia, in quel breve istante che incrociarono il fiume “fantasma”, bianco come il latte, ciò che del resto dà alla località  frazione di Varenna, in provincia di Lecco – e al suo corso il caratteristico nome di “Fiumelatte”, poiché le sue acque presentano un caratteristico colore bianco – un bianco che necessitavo di riconoscere, alcuni giorni dopo il nostro matrimonio del 21 marzo, forse per la malinconia di dovermi separare da quell’aura bianca e luminosa che ho amato indossare, rievocare, sprigionare nei panni di sposa… O, forse, il fiume di latte era uno specchio, una manifestazione naturale nella quale incontrarmi di nuovo, più pura e vera, rinata.

Dalle rovine del passato, portiamo sempre dietro qualcosa di noi che, nonostante tutto, resta intatto, e ci rendiamo conto che ciò che avevamo lasciato alle spalle è pronto per essere “ricolto”. Se penso alla me di quel tempo addietro, spaventata e alla ricerca di amore nei contesti sbagliati, allora tiro un sospiro di sollievo, e non mi rammarico per non essermi fermata a conoscere quel luogo insieme a chi non vorrei neppure ricordare: questo nuovo tempo, era l'unico in cui avrei dovuto – e potuto – incontrare questa magia, con la predisposizione atta a comprenderla, farlo mia, per sempre.

Cenni Storici e Geologici sul Fiumelatte

Il “Fiumlacc”, cosiddetto in dialetto lecchese, è un immissario del Lago di Como, sul quale sorge l’omonimo paese, circondato dalle sue acque blu profondo. Un tempo venne definito “il fiume più corto del mondo” (250 metri di lunghezza, secondo solo al fiume Aril, in Veneto) ed è noto fin dalla antichità – passando dagli studi di Plinio il Vecchio a quelli di Leonardo da Vinci che al “Fiumelaccio” accenna nel foglio 214 del Codice Atlantico(1) e altri aristocratici di tutta Europa che giungevano in viaggio a visitarlo – per la sua particolarità, ancora oggi frutto di mistero e leggenda, di sgorgare dal 25 marzo circa (periodo del disgelo della neve) ai primi giorni di ottobre, quando sparisce misteriosamente… Il fenomeno dell’intermittenza è dovuto al fatto che Fiumelatte rappresenta lo scarico di un “sistema carsico”, denominato “fonte Uga”(2), che inizia nel Moncodeno sul versante nord del Grignone, nondimeno la “regina” del Gruppo delle Grigne lecchesi. Tale sistema è prerogativa dei territori dove l’acqua esercita il cosiddetto fenomeno del carsismo(3), ovvero l’attività chimica che agisce sulle rocce calcaree – sia di dissoluzione che di precipitazione – andando a conformare una caratteristica e specifica morfologia del suolo detta propriamente “suolo carsico”, caratterizzato dalla presenza di doline, inghiottitoi e da acqua che filtra facilmente in profondità nel sottosuolo. In queste aree – che tipicamente presentano grotte e cavità dal fascino senza tempo – sono abbondanti le precipitazioni meteoriche, sono presenti complessivamente superfici subpianeggianti dotate di “fessurazione delle rocce”, sovente con notevole aridità e scarsa vegetazione per via della assenza di una buona circolazione dell’acqua in superficie. A ogni modo, nonostante gli interventi degli studiosi più fervidi, i quali hanno supposto che il Fiumelatte possa essere un “troppopieno” appartenente a un enorme bacino, con tutta probabilità generato dalle viscere del Monte sopra menzionato, nessuno lo avrebbe mai raggiunto...

La Grotta

Soffermandomi sul significato della grotta (dal latino arcaico e volgare crupta, dal classico crypta ovvero dal greco kryptos, “nascosto”, dal verbo krypto, “io nascondo” (4)) nondimeno dell’antro – una suggestione che, di recente, è tornata a “farmi visita”, forse è stata la mia inarginabile necessità a ritornare a celarmi, rendermi inaccessibile a molte e molti, a spingermi a questa nuova rotta; al contempo non è cosa nuova, per me, la tensione a luoghi naturali che devono aver abitato “certe entità” antichissime, sia di natura celeste che sotterranea. Chiaramente, ad attrarmi sono state più le leggende legate alle gole del Fiumelatte e alle cavità profonde del territorio, che il fenomeno in sé, e facendo qualche ricerca ho scoperto che il fiume è soprannominato “Fiume delle due Madonne”: quando compare intorno al 25 marzo, è infatti la festa del borgo e annunciazione, e quando si dilegua è intorno al 7 ottobre, giorno della Madonna del Rosario e matrona di Varenna.

Ma, come sovente accade, la interpretatio cristiana cela le luci di un passato pagano, dove folklore e racconti antichi quanto la parola stessa si contaminano, dando vita alle storie che amo esplorare e raccogliere sul cammino. Senz'altro, qualcuno di sacro e invisibile è a tutela delle acque del Fiumelatte, ciò era palpabile...


Leggende di Viaggio

Le Lacrime della Sirena

Fra quelle lette, la leggenda che ho più amato  – relativa alla grotta che si trova alla sorgente del Fiumelatte  – narra dell'amore tra una dolce sirena e un pescatore originario del Lago di Como. I due si amavano appassionatamente, nonostante la consapevolezza di non poter vivere una vita normale, data l'impossibilità della magica entità a vivere sulla terra, così, quando l'uomo venne al suo destino, annegando nel lago, dagli occhi della creatura sgorgarono lacrime bianche, le quali misteriosamente diedero alla luce il fiume. 

Questa leggenda – originatasi, probabilmente, da una innata memoria per certe entità della natura e delle loro caratteristiche ritenute più comuni – mi ha ricordato i bei runot Kalevaliani, i canti della tradizione artica e baltofinnica dove i corsi d'acqua sgorgano dall'amore delle madri per le loro figlie, e la natura è intrinsecamente connessa e condizionata alle emozioni di coloro che la abitano, siano esse entità fisiche o eteree. Non molto tempo fa, durante i miei piccoli viaggi in Valsesia, scrissi anche della bella Sesia, la quale nella leggenda pagò il prezzo del suo amore per il gigante Fenera: fu dalle sue gote piene di lacrime, che il bel fiume che porta il suo nome, sgorgò (6).

Il Passaggio delle Fate

Le altre leggende locali – tipiche del folklore celtico relativo al popolo delle Fate – narrano del motivo ricorrente, soprattutto riscontrato nei racconti che animano le aree “fatate” lacustri tra Piemonte e Lombardia, del passaggio segreto di queste entità attraverso grotte o particolari conformazioni rocciose (si veda anche La Rupe delle Fate di Castelveccana - Lago Maggiore) che sarebbero ponte fra la realtà fisica e un luogo altro, dove il rischio per gli esseri umani che dovessero accedervi sarebbe quello di perdere completamente la cognizione temporale, ritornando indietro improvvisamente invecchiati o non facendo affatto ritorno. Nella fattispecie, è possibile approfondire questa magia leggendo Fatae, Excursus - Ricerca de L'Antro di Luce.

Non essendo in possesso del libro di leggende lariane dove sapevo che avrei trovato la leggenda relativa al Fiumelatte, ho preferito non trascriverla nelle molte versioni trovate nel web, poiché sono già disponibili ovunque, per chi volesse leggerne.


Riflessioni di Una Strega in Viaggio Quale che sia la “vera” leggenda di un luogo, ciò che conta è il racconto che le sue manifestazioni naturali fanno a ognuna, spesso con parole e sensazioni che sono diverse ogni volta, a seconda di chi si trova lì, ad ascoltarle. Personalmente, ho avvertito la profonda esigenza – purtroppo non praticabile – a immergermi nella polla d'acqua all'imbocco della grotta, immaginando la sensazione di raggiungere il luogo più profondo e buio, illuminato solo dai verdi bagliori sibillini, che la grotta custodiva. Spesso, la più preziosa leggenda è quella che non si scopre o non si scrive; come l'acqua nascosta, nella grotta inaccessibile, così quella resta intatta.


Il Mio Album di Viaggio





Seguono le fotografie scattate lungo la salita alla sorgente di Fiumelatte, ovvero venti minuti circa di percorrenza, nel fitto della natura, a partire dal parcheggio sul Lungolago del paese.



“Come di consueto, ho accuratamente scelto l’ennesimo percorso a prova di fiato, abbarbicato tra il verde e le rocce” – mi sono detta. E, come sempre, ho compreso velocemente che ne sarebbe valsa la pena (se non considero il fatto che sono tornata a casa, per un poco di sole, con la pelle del volto tutta scottata...).





La lucentezza delle acque sfidava il mio sguardo, ferito (poiché delicato) dall'incontro con il primo “vero” sole di questa primavera.



Sarei rimasta ore, a specchiarmi nelle mille goccioline bianche che spruzzavano dalle rapide del Fiumelatte, breve sì, quanto intensa è la sua anima.


Taccuino di Viaggio Il vento bisbigliava segreti che, di lì a qualche giorno, avrei trasformato in pura luce, ritrovando frammenti di me stessa che bramavano rinascita.



A quel punto siamo giunti alla grotta misteriosa delle leggende di Fate e Sirene, sulla cima della passeggiata, dove sorge il Fiumelatte, ben chiusa e inaccessibile, a meno di non essere delle sirene incorporee, e riuscire a giungervi, in un modo o nell'altro, o avendo la capacità di penetrarla a livello sottile...


Riflessioni di Una Strega in Viaggio A volte si immagina quel luogo altro ritenendolo più gradevole e desiderabile di quello dove si vive o da cui si proviene. Io ho smesso di farlo da molto tempo, poiché mi sono accorta di quanto è preziosa la magia nelle piccole cose luminose di cui la mia quotidianità trabocca, le quali assicurano luce e speranza anche fuori – come ultimamente mi è stato detto, donandomi sincera gioia. Il reame non-fisico cui molte e molti alludevano nella materia del mito – più o meno compreso – è raggiungibile quando si accoglie l'innata predisposizione a osservare ogni elemento naturale o sottile con lo sguardo appoggiato al “suo orizzonte intangibile”, anziché al proprio, i cui limiti, in alcune persone, se non visti e superati non permetteranno mai di vedere né sentire nulla, e quindi di avervi accesso.

C'è un breve testo, che ho scritto nell'autunno dello scorso anno, intitolato L'Isola della Nebbia dove ho accennato alla mia visione in merito, ispirata, ancora una volta, agli studi kalevaliani verso i quali sento da tanti anni una naturale tensione.


Seguono gli scatti della discesa, preludio è il bel vedere dalla sorgente di Fiumelatte, sul ramo lecchese del Lago di Como.




Una delle numerose cavità, nella mia immaginazione popolate da fate, che hanno attratto la mia attenzione.







Lasciate le acque lattee, seguono le fotografie sul Lungolago.


Il dono più grande, qui, sono stati i miei amati luccichii della Grande Stella sul pelo dell'acqua, che tracciavano la rotta verso l'incanto...


Subito dopo, la breve sosta a Bellano, parte dei Borghi più Belli d'Italia che in epoca romana attraverso la Via Spluga collegava Milano al passo dello Spluga. Il paese, si trova dopo Varenna, proseguendo verso nord.







I gabbiani ci hanno deliziato dei loro garriti, stridevano le voci nell'aria blu, lambendo il silenzio pacifico di Bellano, dove, dopo qualche giorno, saremmo tornati per saperne di più...

Sitografia e bibliografia

(1) Sorgente di Fiumelatte - Varenna Turismo
(2) Annalisa Borghese, Varenna, in Il territorio lariano e i suoi comuni, vol. 28, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 439.
(3) Manuale di Geologia Online
(4) Dizionario Etimologico, Rusconi Libri, Edizione Aggiornata 2012
(5) La Leggenda della Sirena di Fiumelatte - Around Family Blog
(6) Incontrando la Sirenetta Sesia tra Quarona e Riva Valdobbia e Tracce della Beata Panacea sulla Rotta - Testo di Claudia Simone

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