Una Strega a Scopetta tra Ponti, Trenini e Scale verso il Cielo

Riflessioni di una Strega in Viaggio Spesso si sceglie una meta, ci si rivolge a un viaggio, in virtù della promessa delle “sue streghe”. Quelle che sappiamo che troveremo, poiché il loro nome è conosciuto, la loro storia è famigerata in certi luoghi a cui hanno appartenuto.
Ma la vera sfida, per una cercatrice, è forse quella di cercare – e trovare – coloro che sono state dimenticate (forse lo volevano anche) oppure cancellate dalla storia della Caccia; ma non dalla memoria della gente locale, che attraverso certi simboli e usanze ha trattenuto la loro apparizione costante, seppure corrosa dal tempo.
Incontrare le streghe dove di loro non c’è traccia, almeno all’apparenza, è uno dei nuovi punti luce sulla mia rotta.
Sono le streghe che vivono nel respiro dell’aria algida che tira su fiumi e torrenti, si mimetizzano fra le rocce, chiamano con il loro canto di morte dalla bruma che coglie la Valle all’improvviso, proprio davanti agli occhi, poco prima che faccia buio.
Allora raccontano i loro segreti, solo per chi vuole stare ad ascoltarli.
E dettano incantesimi, li incatenano alle cime delle montagne intorno, svettano nell'anima scritti con l'inchiostro dell'intuito.

Questi ultimi sono gli appunti di viaggio che ho scritto ieri, durante la mia visita a Scopetta (piccola frazione di Scopa(VC) dalla quale dista 1.84 chilometri).
“Profumi di castagne, vin brulé, miacce, cioccolata, legno lavorato, balocchi, cannella, candele, muschio e tanta magia!”. Questo è lo spirito di Scopetta che nella stagione autunnale e invernale ospita suggestivi mercatini di Natale, che ovviamente non mancheremo di visitare...

Ma la vera suggestione del luogo, è stato da subito il Vademecum da seguire in caso di sparizione di soggetti “a rischio”, affisso sulla bacheca di benvenuto della località.
— Qua la gente scompare di frequente? — ci siamo detti, sgomenti, io e il mio compagno di viaggio fissandoci negli occhi.
— Non saremo mica a Salem?! —.

“Raggiungere subito la stazione di polizia più vicina e fornire testimonianza dei comportamenti anomali più recenti”.
“Prestare particolare attenzione alla persona nell’ora del crepuscolo, quando è più alta la possibilità che il senso di smarrimento acuisca e possa essere più disorientata”.
Al di là della mia abitudine a romanzare, l'iniziativa è senz'altro preziosa per coloro che devono badare a qualcuna o qualcuno che soffra di una qualche malattia particolare...

Dopo aver preso in prestito un ombrellino che stava ad hoc nella piccola casetta di legno (che era una graziosa biblioteca), dato che la pioggia aveva incominciato a scendere spinosa proprio al momento del nostro arrivo; abbiamo visitato il minuscolo paese che conta in tutto trentatré abitanti.

Seguono gli scatti della passeggiata fra le tipiche abitazioni valsesiane, che risentono della influenza Walser.



Caratteristiche le sculture in legno della Ca' della Forgia, di cui mi ha incantata in particolare la zucca. Ma c'erano anche orsi, marmotte e altre chincaglierie.
Michele è un falegname di professione e d'arte: c'era da aspettarselo che, dovunque andassimo, avremmo sempre e comunque incontrato volti nel legno.







Curiosità di Viaggio, La Scala Magica Sappiamo grazie a studi antropologici di rilievo, che Streghe e Befane, nondimeno gli sciamani e le sciamane, non hanno sempre e solo solcato i cieli stellati a cavallo della famigerata scopa. C'è stato un tempo (nella concezione di volo dello spirito verso una dimensione altra) in cui il ramo magico si trovava a metà fra terra e cielo(2), ad esempio immaginato come un ponte o un traghetto; una scala verso il cielo...



Chi legge questo Quaderno di Rotta da un po', conosce l'importanza che i treni hanno per me, poiché mi hanno segnata positivamente sin dall'infanzia. 
Per questo sono rimasta ad ammirare per qualche istante il trenino di legno, pensando a quanto sarebbe piaciuto a mio padre, che ai treni ha dedicato la sua vita e il suo spirito.


Similmente all'Ossola, dove ho incontrato e sentito sotto la pelle le Streghe di Croveo (e dintorni); anche in Valsesia sembra che le lanterne e le lampade a olio siano un trait d'union fra luoghi di reminiscenza “stregonesca”.
Nell'atto di fare luce è insita, del resto, una fra le più autentiche vocazioni di una strega, in ogni luogo, con ogni mezzo.
Forse perché la strega ha dovuto da sempre agire, per necessità, nell'ombra, ed è lì che si ha più bisogno di illuminazione.


Il sole, la luna e le stelle, insieme al fascio di spighe di grano, nondimeno una reminiscenza della Dea:  Bianca germogliatrice, Rossa mietitrice e Nera ventilatrice del Grano(1).
Quando ero molto giovane, una ragazzina, la mia fede nei confronti della natura e delle sue entità numinose, nacque da una consapevolezza interiore che mi spinse a percepirmi, innatamente, come figlia del Sole e della Luna.
La loro immagine celeste e vibrante è sempre un bacio per l'anima, un vagito che nel profondo conservo, di quella voce che mi parlò per prima.


Durante la passeggiata, la pioggia si è calmata, fissarla penetrare le acque del lavatoio con le sue dita affilate, è stato un vero momento di meditazione.



Per non parlare di lei. La bambola della Nonna del Focolare, così e in altri modi conosciuta dalla Siberia fino all'Antico Egitto, in tutta Europa, dove è stata concepita come una antenata, custode della epifania del fuoco celeste, intrappolato in alberi, scope, scale e bastoni fin dal neolitico.
È il volto della Berchta, la nostra Befana alpina, la strega fuligginosa delle nostre montagne che da tempo considero nonna e antenata(2).


Il fantoccio della anziana, in effetti, è preludio di un sentiero che a salire conduce al bosco di Scopetta, dove c'erano numerosi pozzi e noccioli.
A predire la misticità dell'area che stavamo per varcare, una roccia con un volto scolpito sopra e una scritta che purtroppo non siamo riusciti a decifrare né a rintracciare con la ricerca delle fonti.



Come se stessimo entrando in un luogo privato, quasi fluttuasse, protetto, tra questa e un'altra dimensione, abbiamo penetrato la nebbia verdolina che celava un grazioso piazzale ove di lì a poco scorreva un ruscelletto, e v'erano alcune polle d'acqua, poco profonde.
Quello della Madre Roccia è un sentire arcaico e atavico, che reca con sé la reminiscenza dell'usanza, ad esempio individuata nelle vecchie religioni del Mediterraneo; di percepire la pietra come legata alla divinità che ne presiedeva l'area. 
Entità di protezione e pietre hanno finito per identificarsi, soprattutto da quando l'usanza neolitica di inumare i propri morti sotto alle proprie case andò perdendosi, anche a causa dei Romani che trovavano poco igieniche certe abitudini “aborigene”.
I morti (insieme il focolare, la stufa) trasferirono così il loro potere alle pietre cui venivano consacrati.
Insieme ai morti, ciò sarebbe capitato anche alle streghe; che forse è in prossimità di particolari conformazioni naturali che amano rifugiarsi, passare il loro tempo...




Sono qui a “cercare le streghe” – mi sono detta, quasi spaventata dalla mia improvvisa incapacità a sentire alcunché al riguardo – ma dove saranno?
A quel punto, riflessa nella polla d’acqua grigia e brillante, dove la pioggia ticchettava ormai lieve; ho visto il riflesso del mio volto.
La mia sagoma fluttuava, sul pelo dell’acqua, la mia ombra mi avvolgeva, come un mantello dentro al quale si è al sicuro.
E allora ho capito che se una storia avesse voluto arrivarmi, lo avrebbe fatto – e spero ancora che lo farà.
Ma se così non fosse stato, e se così non fosse, saprei in ogni caso dove cercare: per trovarle, le streghe, per trovarmi.
Poiché non c’è peggior cieca di chi non vuol vedere, ed io ho visto.
Oltre l’ombra, oltre la pioggia tintinnante, oltre la trasparenza nebulosa della nebbiolina intorno, il mio stesso volto.


Fotografia di Michele Depaoli

Ogni volta che mi concentro sull'essere strega, dopotutto, noto che (almeno per me), questa figura va a contaminarsi sempre più spesso con quella della Fata.
E ieri mi sono sentita veramente, una Campanellino, mentre abusavo delle mie ormai sopite doti da ginnasta e ballerina per ricordare la sensazione delle travi sotto alle mani, dei polsi che si torcono per tenerti in equilibrio, fra un luogo e l'altro, al limitare tra l'una e l'altra te stessa.

Ultimata la visita al centro e al boschetto di Scopetta, abbiamo gustato una deliziosa miaccia al Bar dello Gnomo di Scopa, per poi proseguire nella ricerca di due luoghi vicini che tenevo a mente da un po', ovvero il Ponte Pensile dell'XIX secolo, sito in località Isola, nella frazione Comune di Vocca(VC) a pochi minuti da Scopetta (e da Scopa) e il Ponte Romanico Dinelli sulla Sesia, rispettivamente a Scopetta.

Ponte Pensile xix sec., unico in Italia con cordoni originali, Loc. Isola di Vocca(VC)

Ponte Pensile xix sec., unico in Italia con cordoni originali

Ponte Pensile xix sec., unico in Italia con cordoni originali

Ponte Pensile xix sec., unico in Italia con cordoni originali

Seguono le fotografie del Ponte Dinelli e del panorama mozzafiato sulla Sesia, nondimeno la visita alla spiaggia che si raggiunge attraversando una ripida ma breve “giungla” a piedi, che si imbocca subito dopo l'attraversamento pedonale del ponte.

Ponte romanico Dinelli, Scopetta(VC)



La vista sulla Sesia dal Ponte Dinelli, Scopetta(VC)


Proseguendo sul Pinte Dinelli


Sotto al Ponte Dinelli



Le acque cobaltine della Sesia, che scorrevano sotto al Ponte Dinelli, tra le rocce di peridotite, trasmettevano una pace lieta, un sussurro di agognata calma.
La cercavo da tanto tempo e so di essermela meritata; come molte altre cose di cui, a poco a poco, mi sto riappropriando già da un po'.


Una curiosità vuole che in una area compresa tra il Ponte Dinelli, Balmuccia, Vocca, Bocciolaro, Crevola, Agnona e Prato Sesia (nondimeno nelle aree di Borgosesia e Varallo) sorgeva un tempo un supervulcano del Sesia, che è stato riportato in superficie durante la formazione delle Alpi quando la crosta terrestre è stata ripiegata e, localmente, è risalita da oltre trenta chilometri di profondità.
La crosta terrestre che si trovava a venticinque chilometri sotto terra, è ora in superficie e può  essere individuata sulla Cima Lavaggio.
Inizialmente orizzontale, questa serie di rocce che ora svettano, è stata verticalizzata dalla collisione tra il continente europeo e quello africano.
Nella spiaggia sotto al Ponte Dinelli, nondimeno, sorge uno dei riaffioramenti di peridotite meglio conservato al mondo!

La Cima Lavaggio del supervulcano del Sesia, visibile da Loc. isola di Vocca(VC)

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Consigli Mangerecci

Infine, una nota sulla tappa mangereccia: La miaccia, usato comunemente al plurale “miacce” (in dialetto valsesiano Mijacci; in lingua Walser Miljntscha) è un prodotto agroalimentare tipico della tradizione valsesiana.
La produzione e consumo sono attestati in alta Valsesia sin dal XV secolo grazie agli inventari dei notai pervenuti.
È fatta con farina bianca, latte, e uova.
Una delizia che Michele era abituato a mangiare grazie alla cucina della nonna di Cameri (NO) ma che io non avevo mai assaggiato, avendo origini pugliesi.
Al Bar dello Gnomo di Scopa ci è stata servita insieme all’aperitivo, la consiglio vivamente!
(Strada Provinciale per Alagna, 71, Scopa(VC), PIEMONTE)

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Bibliografia

(1) La Dea Bianca, Robert Graves, p. 82; Cfr: L'Asino d'Oro, Apuleio
(2) L'Incanto e L'Arcano, Per una Antropologia della Befana, Claudia Manciocco-Luigi Manciocco, Armando Editore

Sitografia


Pagine di Quaderno collegate


Diritti

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Commenti

  1. Che splendido paesino, davvero un bel viaggio pieno di piccole e grandi "scoperte interiori" *.* Ci farò anche io un giretto prima o poi!
    Alla fine siete riusciti a decifrare il dialetto e a capire dove andare a cenare? :D

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    1. Non so esattamente dove sia la tua nuova casetta magica, ma se è in Valsesia come ricordo questo luogo appartiene anche a te! Anzi, se troverai qualche leggenda che a me sfugge sarò lieta di conoscerla! Alla fine, ahimè, il luogo che ci avevano consigliato (su a Rassa, una località pittoresca) era chiuso. Sembrava ottimo, ma dovremo rimandare. Si chiama Locanda delle Alpi! Anche se ovviamente ce ne sono molti con questo nome in zona, quindi è stata un po' dura tradurre la spiegazione dal dialetto valsesiano ihihihi

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    2. A sentirli parlare, ci credo che è stata dura! :D Sì la casetta da ristrutturare è proprio vicino a Varallo! Paradossalmente non conosco leggende del posto, devo cercare anche io, perché sono sicura che ce ne siano e che non siano poche! ;)

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    3. Anche secondo me, e forse sono ancora più preziose in virtù del loro stare nascoste...♥

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