Magia di Neve a Ponte, in Val Formazza
Leggenda di Viaggio “L’inverno però di Formazza è un inverno… (…) di gelo
continuo. Le nevi salgono il più spesso in una sola notte a sessanta oncie d’altezza
e gli uomini che trovano inaccessibile l’ingresso per la porta delle case, sono
costretti a passare per le finestre, ovvero ad aprire fra gli abituri una via
di communicazione a guisa di galleria sotto le volte della neve. Serrata la
gente là entro nelle camere costrutte colle travi di larice, foderate tutt’intorno
d’assi e riscaldate dal fuoco continuo d’una stuffa, vive di carni salate, di
formaggio, di patate e di pochissimo pane di segale per più di sei mesi all’anno”.
(…) “Quelle nevi che ingombrano il cammino nel più freddo dell’inverno,
diventano spesso terribili all’aprirsi della primavera. Le avvalanche si
smovono in quella stagione per la più piccola causa tal fiata, soltanto per il
movimento d’un animale, per l’azione del vento, od anche per il ripercosso aere
dell’eco, e giungono con un soffio, e con una velocità incredibile sul piano
seco trascinando a rovina i tugurj, gl’alberi, la gente, gli armenti, e quanto
si pone innanzi”.
(Tratto da Paolo Crosa Lenz, Leggende delle Alpi, Il
mondo fantastico in Val d’Ossola, Leggende Storiche, Tre Stagioni in un giorno,
F. Scaciga Della Silva Storia di Val d’Ossola Vigevano; Grossi-Domodossola
2012, p. 324)
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Spinta dal desiderio di trovare un rifugio magico dove
potersi occultare un pochino, soprattutto in questo periodo di grandi
preparativi per il nostro matrimonio (che si è trasformato in un evento molto
più magico e in grande di quanto pensassimo all’inizio) abbiamo deciso di seguire
un intuito sconosciuto ma forte e fare un giretto in Val Formazza –
sapevamo, tra l’altro, che stavano facendo i mercatini di Natale...
Così – questa volta insieme a tutta la mia famiglia –
siamo andati fin lassù, a 1285 metri, in una delle aree riconosciute tra le più nevose d'Italia, per visitare la località “Ponte” (Zumstäg o Zum Steg in tedesco, Zumschtäg o Zer Briggu in walser), dove,
senza ricordarlo, ero già stata quando ero piccola per alcune estati,
alloggiando all’Albergo Orso Bruno.
Il nome della frazione si riferisce alla presenza di quello che un tempo era l'unico ponte sul fiume Toce della strada che raggiunge il paese da Fondovalle.
Fra l'altro, noi di ponti ne abbiamo incontrati parecchi, passeggiando per le vie del paese, ovviamente pregni di gioia per quel freddo polare che tanto avevamo desiderato portare dentro..
Citazione di Viaggio “Ci sono ponti che dobbiamo attraversare, altri che dobbiamo essere noi stesse a creare, se vogliamo mostrare di essere davvero ciò che diciamo di essere, ed altri ancora che, invece, è necessario si sgretolino alle nostre spalle, restituendosi al nulla da cui erano apparsi”.
(Tratto da Il Borgo di Armeno tra Celti e Liguri - Claudia Simone, 2019)
Non avevo memoria di esserci già stata, ma la parte di me
bambina ha riportato alla mente alcune memorie fugaci, frammenti di gioia che
si sono concretizzati nelle folate di neve fresca che per il forte vento veniva
trascinata nell’aria in turbini algidi e brillanti.
Alle bancarelle dei mercatini di Natale, le quali più che altro presentavano prodotti nostrani
della Valle e graziosi lavoretti all'uncinetto, abbiamo gustato dell’ottimo Vin Brulè, ci siamo riscaldati sul ceppo acceso e scoppiettante e abbiamo acquistato alcuni biscotti creati per la raccolta fondi
dell’asilo del paese; il resto del ricavato verrà messo a disposizione
per la ristrutturazione delle cappelle della Val Formazza.
Mentre mia madre (onnipresente in tutte le fotografie come al suo solito, per questo ne pubblicherò pochissime) non toglieva gli occhi di dosso dai banchetti con gli assaggi dei formaggi tipici della zona, serviti con vino Nebbiolo Prunent Stella, io ho chiaramente trovato scopine e cappelli da streghe fatti all'uncinetto, come se l'ombra di ciò che proprio quel giorno avrei preferito lasciare a casa, per ritrovare quel sole luminoso e privo di nome che abita dentro, volesse a tutti i costi seguirmi, tracciare nuove rotte non scelte.
Ad aspettarci, due fra le più anziane signore locali adorate da tutte e tutti,
ultranovantenni, con un sorriso bianco tipico delle splendenti donne della
montagna, nelle quali si conserva l’antico vagito naturale che molte e molti perdono.
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Di interesse (al di là della mia evidente dedicazione a tutto ciò che è neve e ghiaccio, il ché sarebbe bastato a rendere la gita memorabile), la “Schtei Hüs”, la Casa Forte, ovvero un pregevole edificio del XVI secolo che conserva al suo interno gli aspetti più significativi della vita e della cultura Walser, presentando una collezione di statue lignee di manifattura tedesca. Naturalmente è visitabile solo nella stagione calda, perciò ci siamo limitati a osservarla da fuori e, al di là di alcuni dettagli della costruzione, come le finestrelle, devo dire che ho trovato molto più suggestive le abitazioni Walser del centro paese.
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Sul portale della Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, incontrata sul tragitto verso la Casa Forte, ho notato un simbolo solare simile alle “segnature” di cui è costellata anche la vicina Valle Antigorio, sempre in provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che essendo il naturale prolungamento della Valle Formazza, presenta le medesime architetture tipiche Walser (in particolare presso gli edifici che sono stati coinvolti nel mistero del Maxi processo alle Streghe Antigorine tra il 1609 e il 1611, dove vennero incluse tra le penitenziate alcune donne della Val Formazza). Anche la stella a otto raggi, sul contenitore delle reliquie all'interno della Chiesa, è una identità esoterica che “mi segue” con una certa frequenza da un bel po’.
(O. Calderini, A. De Giuli: “Segno e simbolo su elementi architettonici e litici nel Verbano Cusio Ossola”, Priuli e Verlucca editori (1999); Cfr: Le Tracce Visbili del Tempo delle Streghe, Esplorando Croveo e dintorni… Michele Romagnoli).
La gentilezza dei gestori è disarmante: consiglio di andarci per un aperitivo succulento e dolcetti squisiti!
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