Sul Sentiero delle Streghe di Croveo parte III

La Casa delle Fiabe di Crodo, I Misteri del Portale Megalitico di Cuggine, La Prigione delle Streghe e La Croce del Golgota

Lo scorso sabato, 3 Febbraio 2024; io e il mio compagno di avventure siamo tornati in Valle Antigorio per proseguire con il terzo week end di esplorazione, ricerca e «canalizzazione» sul sentiero delle Streghe di Croveo di Baceno, in provincia di Verbania ovvero in Piemonte.

Taccuino di Viaggio, su di me Per chi non mi conoscesse, sono una libera ricercatrice; ed attraverso i miei portali web, di cui trovate l'indirizzo in calce; mi occupo di ritessere il volto perduto della Grande Madre; nonché di cogliere, conoscere e studiare – per quanto possibile e a seconda dei miei limiti – le «antiche forme di luce» che hanno abitato le donne di un passato arcaico, così come il tempo più recente. Come una cometa che narra al cielo la sua storia, le cui tracce sono scritte nella scia del suo volo d’oro, vengo trascinata alla volta del cielo dalla «corsa selvaggia» delle antenate, che bisbigliano arcani al mio «orecchio altro». Colgo voci, le armonizzo affinchè il canto diventi terso: poiché non si smette di canalizzare una voce, che già un’altra chiama, nel cielo notturno trapunto di stelle, alle molte forme che ancora appartengono e abitano dentro.

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Il nostro diario di viaggio incomincia a Crodo(VB), nel villaggio fiabesco della “periferia” del paese, natio di alcune delle streghe coinvolte nelle accuse a danno delle donne e uomini della Valle Antigorio a cavallo tra il 1500 e il 1600. Il borghetto conta poco più di quattrocento abitanti e forse torneremo per una visita più esaustiva. Sin dalla prima esplorazione verso Baceno e Croveo di Baceno – incominciate circa un mese fa – alla ricerca dei luoghi camminati dalle streghe, provavo un senso di privazione quando, passando velocemente in auto davanti alla frazione suddetta; scorgevo di sfuggita la sagoma di una donna che faceva il bucato. La prima volta pensai si trattasse di una anziana signora in carne ed ossa; nella mia fantasia, una incarnazione della strega alpina Berchta, ovvero l’antica Dea di Luce e Fortuna cui ho consacrato il mio destino; ma dopo essere ripassati più volte da lì, mi sono resa conto che si trattava di graziose realizzazioni in legno, in prossimità de lavatoio, a ricordare le antiche arti delle donne e il profondo contatto che ancora si sente in certi piccoli borghi con le Dee del focolare e delle faccende domestiche, quali la suddetta strega o fata, alla quale è assimilabile la luminosa Dea Diana preromana, nonché le matronae tutrici del focolare che sono state venerate su queste terre assimilando il culto della precedente Brigid, nonché la protoceltica Belisama.

Citazione di Viaggio “Nell’atto di lavare si nasconde la magia del rinnovamento, che è anche il vero segreto dell’esistenza”. 

Le due sagome sono installate affianco alla piccola Chiesa di Santo Stefano, purtroppo chiusa. L’acqua che zampillava nel lavatoio era di una limpidezza commovente. Le molte api, provenienti dalle arnie che avremmo incrociato di lì a poco nel giardino di una abitazione adiacente, si abbeveravano a quell’acqua di giada irrorata dai raggi del sole febbrarino. Era già ora di pranzo, così, seduti sulla panchina in pietra attaccata all’antico forno del pane, ci siamo rifocillati con tè caldo e piadine croccanti; ma solo dopo aver goduto della vista della meravigliosa casa di Biancaneve, dove c’erano altre arnie e gli uccellini annunciavano la gioia della rinascita della Candelora.

Crodo(VB), Verbano-Cusio-Ossola, PIEMONTE




La visione delle primule, trapunte ovunque come stelle, tra gli anfratti delle vie terrazzate tipiche della architettura dell'Ossola antica, è un dono che non smette mai di nutrire e meravigliare.










L'antico forno del pane completamente ristrutturato e in uso. Crodo, Verbano-Cusio-Ossola, PIEMONTE

L'antico forno del pane completamente ristrutturato e in uso. Crodo, Verbano-Cusio-Ossola, PIEMONTE

Memorie di Viaggio Osservando la magia evocarsi dentro di me, grazie alle acque cristalline nel lavatoio, alle gioiose primule, alla porticina verde e alla carezza delle prime api fluttuanti; ho ricordato quel sentimento puro che mi spingeva a esplorare le orme di luce del sacro femminino le prime volte; ovvero quasi una decina di anni fa, quando il diario di viaggio era un quadernino che custodivo segretamente. C'era candidezza nei miei primi brani, le parole erano leggere, la conoscenza era poca, più ingenua la mia capacità di cogliere simboli, segni e voci della armonia naturale. Forse è di quella umiltà che il vero percorso della viaggiatrice dell'anima si nutre, e forse malizie, e sentimenti bui e tristi allontanano da quella letizia propria alle Madri alle quali un tempo le donne tendevano, nella danza selvatica, simile a quella delle api, vorticose sul pelo delle limpide acque.

Promettendomi di portare con me il dono della semplicità ritrovata, ci siamo allora avviati verso la destinazione stabilita, abbandonando quella tappa non programmata – rivelatasi la più preziosa  dopo aver gustato un ottimo caffè al Bar Excalibur, che si trova in Via Molinetto 3, sulla curva che da Crodo porta a Baceno e subito dopo a Croveo di Baceno. Giunti a Croveo, dove al solito abbiamo parcheggiato in prossimità del cimitero e dei servizi pubblici, sempre ben puliti, sintomo della tendenza dei locali ad onorare il loro spazio affinché sia accogliente; ci siamo diretti, a piedi, verso Sud; ovvero sulla via Crucis che per svolgere il percorso ad anello dalle Marmitte Baulina alle Marmitte di Croveo; durante la nostra prima visita in loco avevamo percorso in salita, partendo da Baceno e attraversando il giardino glaciale che dal Ponte di Osso delle Streghe sbocca al Croppo di Croveo. Su una stradicciola interna, stretta e piuttosto ripida, dotata di scalini in pietra e una graziosa staccionata in legno, abbiamo quindi, dalla Via Crucis; incrociato l'indicazione per Cuggine, antico villaggio formato da una decina di case in pietra, precedentemente insediamento di passo e rappresentante un fondamentale esempio di architettura tradizionale ossolana rimasta praticamente intatta rispetto alle origini, ove l'edificio più significativo ed antico, ovvero quello di nostro interesse per via delle caratteristiche sculture in pietra, risale al XI secolo. La data riportata sul portale megalitico, 1572; è infatti posteriore rispetto al nucleo originario e alle sue incisioni di spicco, nonché testimonianza pura dell'arte pagana nella Valle dell'Ossola. 



In Racconti del Viandante si delucida che l'edificio con il portichetto, che compare nella prima fotografia qui sotto; era forse un passaggio obbligato sulla antica mulattiera, probabilmente una sorta di pedaggio frequentato da someggiatori dediti ai traffici con la Svizzera in tempi lontani. Il portale, in serizzo; che riporta le suggestive sagome scolpite, tra cui più di una antropomorfa; doveva quindi avere una «funzione mercuriale», forse separava ed univa due spazi al contempo.






E poi, ecco lui – il rubacuori – così abbiamo soprannominato “il bimbo di Cuggine” scolpito sulla parete sinistra, sotto l'epistilio del monumentale portale patrizio; dato che le fotografie condivise con amici e altre ricercatrici hanno scatenato una gioiosa curiosità. In rete e sui libri fotografici che riguardano i misteri delle streghe di Croveo, non ci sono informazioni precise sulla natura del rilievo; senz'altro antecedente la data scolpita sull'architrave che lo sovrasta, come detto; e senz'altro adibito a una qualche sorta di protezione o vigilanza, tutela di ciò che il portale separava, univa o preservava. Personalmente – ma forse è una illazione, che tuttavia sul mio diario di viaggio mi è consentita ho rivisto nel bambino con le mani giunte sul basso ventre e la boccuccia socchiusa; una sorta di Genius Cucullatus, ovverosia uno degli “Hooded Spirits”spiriti incappucciati (dal latino cucullus, ossia cucullo; cappuccio) appartenenti a incisioni religiose nella regione celto-romana, dalla Britannia romana alla Pannonia. La loro funzione era quella di preservare la vita e la fertilità, ma erano anche guardiani del sonno e della morte; ovvero soprassedevano su ciò che è liminare o altero e, secondo le mie ricerche, figure assimilabili a Le Matronae, Antiche Madri della Natura Custodi del Destino e delle Acque; incarnazione dell'antico spirito di gaiezza della devozione alla Grande madre naturale la cui reminiscenza era presente tra i Celti prima che le loro dee e spiriti venissero romanizzati. Del resto, le Alpi centro-occidentali e dunque l'Ossola sono state abitate, tra gli altri, dalla popolazione celto-ligure dei Leponzi. Non stupisce del resto che in prossimità dell'edificio – che ha visto anche il ridimensionamento del villaggio nel XVII secolo, a causa delle epidemie di peste che flagellarono gli abitanti – ci sia l'acqua, cui le Madri galattofore erano pressochè sempre messe a guardia. Forse anche il nostro bimbo di Cuggine, stava a guardia di qualcosa che aveva una natura considerata misterica. Una compagna di ricerche, ovvero la mia amica e scrittrice Simona Matarazzo suggerisce invece una suggestiva somiglianza con l'arte cimbra – relativa, spiega Simona, alla popolazione germanica che dal XI-XII secolo in avanti si stabilì in Veneto e in Trentino; da non confondere con i Cimbri danesi, aggiunge, che invece sono di origine celtica. Effettivamente, l'edificio risale proprio al XI secolo; e Simona afferma di aver trovato testimonianze dell'arte dei Cimbri germanici anche in altre regioni d'Italia... Diversamente, mi sono saltati alla mente anche i “Panozi”, che nella Historia Naturalis di Plinio (libro IV, capitolo 95) sono presunti abitanti di una terra mitica situata nell'estremo Nord d'Europa; sui quali sono stati congetturati epiteti e appartenenze a diverse culture antiche, tra cui gli orejones Incadalle grandi orecchie, che mi sono saltate alla mente per via del bimbo che, qui, sembra averle abbastanza pronunciate; a voler intendere, forse, una capacità di ascolto tipica anche dei Panozi nella chiave di lettura cristiana; che invitavano all'ascolto del verbo sussurrato dal divino. Se non altro, dei Panozi del mito nordeuropeo, detti anche atlanti; di cui ho parlato nella ricerca intitolata Il Vichingo e La Sirena Bicaudata di Vezèlay; il nostro rubacuori” sembra incarnarne l'innocenza e la timidezza; nonchè ispira una atavica devozione e un sentimento di inviolabilità.



Taccuino di Viaggio Come guidata da una forza sconosciuta, ho sentito la necessità di appoggiare il pollice della mano sinistra al centro del suo ventre, e l'indice della mano destra al suo orecchio sinistro; quasi fossi chiamata a un diverso modo di ascoltare e vivere il mio viaggio. 

La data, 1582, posteriore alla originaria edificazione che risale al XI secolo. Cuggine, Baceno(VB), Verbano-Cusio-Ossola, PIEMONTE

Il delicato fiore gentilizio

Cuggine, Baceno(VB), Verbano-Cusio-Ossola, PIEMONTE

Interessanti anche il volto con elmetto e pennacchio e la piccola gemma, che sorgono il primo sulla medesima parete del bimbo, la seconda nella parete a destra dell'architrave del portale megalitico.



Un altro elemento di interesse è stato l'animale stilizzato, forse una rana od un rospo; su cui si potrebbero congetturare legami con alcuni tra i famigli delle streghe per antonomasia, che possono essere approfonditi nella mia ricerca intitolata Streghe, Dee, Donne e Valchirie; alle Origini della Stregoneria e La Vecchia Religione nell'Europa Antica e Occidentale. Altrimenti sarebbe corretto, semplicemente, supporre una connessione con antichi riti selvatici legati alla fertilità e non escluderei una somiglianza con il Kernunnos celtico in posizione meditativa; che resta, chiaramente, una mia fantasiosa supposizione che non pretende riscontro.








Cespuglio di rosa canina presso Cuggine, Baceno(VB), Verbano-Cusio-Ossola, PIEMONTE

Il tempo di percorrenza per raggiungere il vecchio abitato, invaso dai rovi, ma anche ospitante cespugli di Rosa Canina, di cui abbiamo riconosciuto i Cinnorodi; e dove Madre Terra si è ripresa ciò che è suo, infestando i ruderi con le sue braccia di Edera; è di circa un quarto d'ora e sarebbe meglio indossare scarponcini adeguati. Percorrendo le rovine si ammira il torrente proveniente dalle Marmitte di Croveo e quindi dal Devero che costeggia l'area; per poi sfociare nella cosiddetta “Cuggine Beach, che si raggiunge scendendo giù dalle rovine, facendosi guidare dal suono dell'acqua che sgorga in zampillanti docce naturali sulla caratteristica spiaggetta, che può essere visitata, immergendo i piedi nell'acqua ghiacciata; od ammirata dal ponte di legno.






Cuggine Beach, Baceno(VB), Verbano-Cusio-Ossola, PIEMONTE

Nell'ascolto di quella terra rocciosa e misterica, che mi ha spinta a percorsi ed altezze che mai avrei sognato, per via della mia quasi totale incapacità di sopportazione del caldo, che riesco a sentire persino in inverno; e della tipica fatica della montagna che non mi appartiene – non ho potuto fare a meno di entrare in contatto, o almeno questo io credo e sento; con l'anima di coloro che percorsero questi luoghi prima di me. “Lo strazio che assorbi dalla sofferenza che le acque e le piante dei luoghi ove le Streghe hanno perito ricordano, te lo porti dietro per un po'; resta con te, finché non ti ha insegnato ciò che la loro «traccia» – ora imprigionata nelle sue Eredi, le pietre e le profondità della Terra aveva da dirti”; mi ha sussurrato la voce.


Il mio compagno di avanscoperta, allora; come sempre disponibile a ogni mia esigenza; ha costruito per noi una barchetta con i legnetti trovati sulla spiaggia, su cui ha posto una foglia come vela. Ho chiesto alle acque di traghettare via ciò che non mi appartiene più, e mi sono sentita leggera, assaporando quell'onda di rinnovata consapevolezza.


Lasciata la spiaggia e i misteri di Cuggine alle spalle, ripercorrendo il tragitto dell'andata, questo volta in salita; siamo ritornati a Croveo. Caratteristica la nicchia di benvenuto ad onore delle sue streghe; e la piccola scoperta che abbiamo fatto alla ricerca di un particolare segno tracciato su una architrave adibita a scalino al croppo di Croveo, poco in alto rispetto alla casa del millantato cappellano, ovvero Don Ruscetta, il sadico prete viperaio di cui raccontai nella mia prima esplorazione a Croveo; un uomo cui più che una statua di fronte alla Chiesa  per quelle che erano le sue pratiche aberranti volte alla cattura di quelle che considero le sacre vipere della Grande Madre avrebbe meritato ben altro. A ogni modo, alla ricerca dello  scalino segreto”; una pietra incastonata tra le mura del paese ci ha distratti; attraendo la nostra attenzione.
Croveo di Baceno(VB), in prossimità del Croppo; Verbano-Cusio-Ossola, PIEMONTE

Curiosità di Viaggio, La Prigione delle Streghe Affianco alla particolare conformazione, su uno dei cartelloni esplicativi della storia delle streghe di Croveo; che sono stati installati un po' ovunque per le vie del paese e del percorso ad anello che ripercorre le loro gesta; si leggeva: “narra la leggenda che le donne accusate di stregoneria, prima di essere condotte a Novara nelle carceri vescovili, venissero tenute prigioniere nelle cantine di una delle case di Croveo. Non sappiamo se tutte siano passate da qui e nemmeno se ci siano veramente state, ma sembra che tutt'ora ci sia una presenza, una anima buona, come riferiscono gli attuali proprietari della casa, che si diverte a far loro alcuni scherzi: accende e spegne la televisione, o nasconde e sposta oggetti da una parte all'altra”.

L'angolo della Storia, Elenco delle Vittime del Maxi Processo di Croveo Verità o leggenda, qui le streghe hanno perito per davvero, lo si rammenti! Il processo di Croveo è l'epilogo secentesco di una caccia alle streghe nella Valle Antigorio inziata durante il cinquecento e si è svolto nella Curia vescovile di Novara tra l'autunno del 1609 e l'inverno del 1611

Elisabetta De Giuli, detta La Bastarda, di Baceno; unica strega rea confessa.
Caterina Del Franzino della Preia, detta La mandarina
Domenica, detta la Galeazza, sorella di Caterina
Comina Zinetta, di Giovanni Taramone, detta La Taramona o La Zoppa
Maria Gianola, figlia del fu Zanolo di Ossigo, comune di Croveo
Caterina Gattona, vedova di Domenico di Crodo
Domenica detta La Branesca, vedova di Domenico della Beula di Baceno
Caterina, moglie di Nicola della Balmicia di Croveo
Giacomina, moglei di Giovanni Patuscione, sorella di Taddeo del Luttaro)
Taddeo del Luttaro
Giovanni figlio del fu Antonio del Zuscetto di Croveo
Margherita, vedova di Gio, Giacomo Del Rigo
Elisabetta Del Rigo, moglie di Guglielmo Buscetto di Croveo
Domenica, detta la Coscietta del fu Antonio Di Guenzo di Croveo
Maria, moglie di Giacomo Musa di Croveo
Catterina, moglie di Giovannetto Bianchini della Prea di Baceno
Giovanna, moglie di Giovanni Rigotto della Prea di Baceno
Domenica, moglie di Domenico Girardo detta Di Gioia della Prea di Baceno
Domenica Pedaglia, vedova di Domenico di Baceno
Caterina, vedova di Giacomo Augustinetto di Baceno
Domenica, vedova di Giovanni Ayramo di Baceno
Francesco Camoscetto fu Antonio di Baceno, ma Oriundo di Osso (stregone)
— Elenco dei nomi tratto da Streghe della Valle Antigorio, percorso tra storia e credenze popolari a cura di Maria Giuliana Saletta in collaborazione con Elena beltrami, Marta Francioli, Barbara Feverini

L'abitazione di fronte alle presunte prigioni, Croveo di Baceno(VB)

Girando fra le vie strette di Croveo, non è possibile non notare i rametti di vischio appesi sulle porte delle casette in legno e pietra; evocativi di una reminiscenza pagana primitiva; e segno che, tutto sommato, la gente crede ancora nel potere delle antiche usanze precristiane europee. Se non altro, adesso a Croveo lo sanno, che non sono le streghe, il male. Eppure la necessità di onorare le antenate e gli antenati, e le loro pratiche apotropaiche; è ancora vivida nell'anima del paese; così come in altre zone dell'Ossola. A casa mia, dato che appartengo alla stregheria dianica; il vischietto non può mancare; e neppure la scopina...


Curiosità di Viaggio, La Scopa di Vischio delle Streghe Da tempi immemorabili il vischio è stato oggetto di una superstiziosa venerazione. Un famoso passo di Plinio ci dice che esso era adorato dai Druidi. Non v'era posto della Gallia, nonché luogo di culto delle Matres/Matronae, o madri; dove il vischio e la quercia non fossero inclusi in rituali di grande importanza. Il Vischio fu anche l'arma con cui venne ucciso il dio norvegese Baldr, e questo suggerisce una profonda convinzione che i nostri antenati nutrivano in merito. Il vischio era considerato in Bretagna, in Irlanda, in Galles, in Scozia, in Francia, in Germania e in Olanda come una pianta capace di sanare da ogni male. Tale forza suggestiva veniva tratta probabilmente dalla sua efficacia nello spegnere gli incendi; credenza che gli svedesi hanno appreso dagli italici, non a caso il sincretismo di Santa Lucia e le tradizioni natalizie uniscono tutt'oggi i nostri paesi; e infatti gli Svedesi appendono ancora ciuffi nelle case e sulle porte nel periodo natalizio; simile alla suggestione che la quercia riparasse dal tuono. In Boemia una scopa del tuono creata con il vischio proteggeva la casa dai fulmini: il grano sarebbe cresciuto alto se si fossero gettate in alto delle scope accese, e appendere una scopina sulla porta, così come ciuffi di vischio, scaccerebbe via anche il male. — Tratto da La Dama Bianca, l'Antico Culto della Luce e le Vere Origini del Natale e dell'Epifania, ricerca di Claudia Simone


Ormai stava facendo buio, per questo le fotografie sarebbero potute essere migliori, ma la nostra caccia al tesoro, messa da parte la questione delle prigioni; ci ha condotti all'incisione che stavamo cercando; ovvero una croce del Golgota”, tanto cara all'ortodossia, annoverata fra “le tracce visibili delle Streghe di Croveo” da Michele Romagnoli nel suo omonimo libro fotografico. Sulla questione, non so ancora come esprimermi, mi limito ad attendere che le mie idee siano più chiare, e condivido a ogni modo le fotografie: data l'ostinazione che mi ha spinta a volerla trovare a tutti i costi come un ago in un pagliaio; dovrà pure significare qualcosa, per me. Non fosse che, in fotografia, e forse è solo frutto di una fantasia che mi si perdoni; mi era sembrata somigliante ai Twanas, noti anche come Stick Men, Stick Indians e Stick Charms, ovvero misteriose figure stilizzate umanoidi che sono il simbolo distintivo della famigerata Strega di Blair; ovvero personaggio cinematografico ispirato a una donna a quanto pare realmente esistita, Elly Kedward, del Maryland; che nel 1785 venne accusata di stregoneria, cacciata dal paese e abbandonata nella foresta, dove, secondo alcuni, morì congelata. 

Croce del Golgota, al Croppo di Croveo di Baceno(VB); Verbano-Cusio-Ossola, PIEMONTE


Ogni passo sul mio Viaggio della Strega veste di verità sempre più agghiaccianti che, talvolta, si preferirebbe non aver mai scoperto. Foss'anche perché, preservare la candidezza del cuore, diventa sempre più difficile quando si è messe davanti a tanta atrocità. Una atrocità che è sempre dietro l'angolo, poiché, l'ombra dell'inquisizione che spinge a dare la caccia a coloro che, intorno, si considera sempre i colpevoli di questa o quell'altra cosa che capita a sè stesse o se stessi; è potenziale nel cuore di ognuna od ognuno. Chiunque, in ogni momento della sua vita, se non possiede un animo allenato al rinnovamento e alla grazia; può abbandonarsi ai sentimenti abominevoli che spingono a ripercorrere le gesta di coloro che, il male, nell'illusione di combatterlo, lo generarono.


Lasciato il Croppo di Croveo, siamo tornati in centro paese, a gustare la nostra squisita cena di rito al Ristorante Pizzeria Cistella. Qui, ho avuto modo di scoprire che la dolce ragazza che la scorsa settimana mi porse un libro per aiutarmi nella ricerca sulle tracce delle streghe; “è una di noi”; ed è attiva nel luogo attraverso il progetto Il cammino delle Dee; nella promozione della presa di coscienza del volto delle Grandi Madri che si cela oltre quello delle Streghe, che io considero, come già detto, le loro Eredi incarnate. Veronica L., a questo punto, sceglie di raccontarmi di un percorso misterioso che conduce a una roccia coppellata delle streghe sita circa a venti minuti da Croveo di Baceno e mi indica, inoltre, che in zona ci sono delle incisioni rupestri... Ma, questo, è un racconto che deve ancora essere vissuto, e meriterà la dovuta attenzione, quando sarà il momento, e quando il momento mi vorrà con sé.





Citazione di Viaggio “Casa è il posto dove appendi il cappello”. — Bruce Chatwin, Sheffield,1940, scrittore e viaggiatore inglese. Croveo, per me, è molto più che casa, ormai. Nella sua terra ho nascosto semi di anima, nei suoi misteri, ho sorpreso semi di stelle affini.

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Fonti sitografiche solo per brevi cenni



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