Riflessioni di una Strega in Viaggio

Con il passare del tempo, mi rendo sempre più conto che il mio percorso interiore assomiglia molto più a quello che potrebbe aver intrapreso una qualche santa– non che io mi eriga a tale, è chiaro  piuttosto che a quello di una dedicata a qualsivoglia confessione o pratica pagana, famigerata sacerdotessa della Dea Madre, o a quello di una moderna strega praticante, magari anche una Wiccan (premesso che la Wicca è una religione verso la quale nutro molto rispetto, perlomeno nei confronti di quei pochi e quelle poche che in essa si riconoscono sinceramente, portando avanti una pratica seria e responsabile). 
Ma ognuna di queste strade, che fin dall'età di quattordici anni, quando il web non era ancora tra i miei obiettivi, ho approcciato, in taluni casi anche percorso con consapevolezza; in altri mi sono isolata, apprendendo pratiche misteriche e sciamaniche da Raffaella C.una grande donna, purtroppo adesso molto lontana; non erano la «mia» strada. 


Una strada che nel tempo ha invece scelto un cammino di povertà di epiteti, maschere e auto-investimenti così come elogi, basata (ormai lo so) molto più sul custodire e sul celare ciò che sento, sono e pratico, piuttosto che sul condividerlo e sfoggiarlo; al di là di rari casi di celebrazione in compagnia di altre «streghe» nelle quali mi riconosco, che in me riconoscono il loro stesso sentiero, la loro stessa «arte». 
Osservare la candidezza di luoghi come il Villaggio Treno dei Bimbi a Osso di Croveo, la letizia emanata dalla sua Madonnina; riconoscere la divinità nella sua espressione più pura e gentile; ovvero che si palesa nella «accoglienza sincera» di tutte e tutti; mi ricorda quanto l'ambito dell'attuale paganesimo sia così degenerato, diverso da come sarebbe potuto o dovuto essere. 
Spesse volte, nel fare quattro chiacchiere con una anziana suora, che la sua dedicazione la vive nel canto che «le accade dentro» è per me molto più gratificante che confrontarmi con coloro che, teoricamente, camminano in scarpe simili alle mie. 
Non sono andata a Croveo di Baceno per portare la narrazione della povera strega torturata dalla crudele inquisizione, che senz'altro si è servita di pratiche aberranti e che mai tollererei venissero inflitte ad alcuna; ma sono giunta ad ogni modo fin qui per provare a portare un «racconto diverso» (dove non necessariamente vanno rivivificati luoghi comuni come quello del prete cattivo e della buona strega); forse per ricordare che il povero diavolo che tanto si teme; nidifica (vive e si nutre) potenzialmente dentro ognuna e ognuno: permettere a quella entità estranea di sottrarre sé stessi/e alla ragione e, cito Francisco Goya, il sonno della ragione genera mostri; è un atto che dipende solo da noi stesse e noi stessi. 
Altresì dipende da noi scorgere il bene o il male, cercando di non polarizzarli in luoghi comuni obsoleti.
Quanti pagani e quante pagane molto amati e amate, seguiti e seguite da molte e molti, vanno vaticinando che il mostro sono i preti e la chiesa; quando magari il vizio peggiore ce l'hanno dentro loro, nei loro circoli e nei loro templi?
Premesso che mostro deriva la sua etimologia dal latino monstrum, che significa prodigio, trovo più che utile citare F. Nietzsche nel contesto: — chi va a caccia di mostri stia attento a non diventare un mostro egli stesso! —.
Credo sia anacronistico, di questi tempi, attribuire a questa o a quell'altra confessione religiosa la responsabilità d'ogni male: negli ultimi tempi, ho visto esprimersi più patriarcato, competizione, senso di possesso e gerarchizzazione nel cosiddetto ambito pagano, pseudo-spirituale e pseudo-esoterico  per non parlare del degrado culturale che dilaga in certi ambiti rievocativi!  piuttosto che nell'ambiente cristiano che presso pievi, chiese e piccole iniziative di paese ha sempre riservato una particolare gentilezza, spingendomi a tornare e  cercare, cercare ancora la mia strada ovunque il mio sole dentro mi portasse e mi porti, finanche in un convento, a ritirarmi per qualche tempo, lontana dalla prigione carnevalesca di artificialità che l'ambiente spirituale al quale «all'apparenza appartengo» “offre”. 
(Tratto dal diario di viaggio Sul Sentiero delle Streghe di Croveo, di Claudia Simone)

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