
È proprio quando si ascolta una voce che bisbigliava da tempo, e che a volte si ignorava, che la via si apre, e il cammino rivela ancora una volta la sua natura.
Quella voce, che mai sbaglia, ieri mi ha condotta a pochi minuti da casa, invitandomi a sbirciare dietro le mura di un oratorio che non avevo mai visitato, e che avevo sempre osservato con solenne curiosità mentre guidavo sulla provinciale che da Novara conduce a Borgomanero e poi ai laghi. Una volta lì, ho scoperto che avevo sempre avuto questo locus amoenus sotto al naso, e non me ne ero mai accorta. Forse troppo impegnata a sollevarlo per guardare le stelle, e spingermi oltre, avevo scordato che la magia più pura, talvolta, è esattamente «quella che sei» e che ti accade davanti.
Poiché la Grande Madre non richiede particolari sforzi, per essere colta. Spesso chiede solo di essere sorpresa dentro di sè, forse nel particolare atto della preghiera, una pratica molto antica dove pensieri e parole vengono rivolte al sacro, purtroppo da molte e da molti dimenticata.

L'oratorio della Santissima Trinità a Momo(NO), ovvero sito nelle campagne novaresi e che sorge a pochi metri dalle acque del torrente Agogna; al di là delle simbologie cristiane che celano i “soliti” sincretismi; è stato edificato con tutta probabilità su un luogo di culto precristiano dove le fonti d'acqua e le dee selvatiche cui erano titolate erano forse molto importanti, le tutrici del fuoco e della luce.
Osservando gli affreschi esterni – gli unici su cui abbia potuto posare i miei occhietti ammirati, per ora – i riferimenti a Lucina delle partorienti, e alla Diana preromana sono lampanti; di conseguenza vi è un sottile legame con le streghe ed è possibile scorgere un monito relativo alla virtù più importante che le donne di potere hanno tramandato, ovvero la pratica della sacra “inviolabilità”.
La capacità di stare dentro alle cose e lasciare che il proprio “buono o cattivo tempo ” dipenda solo da sé; dato che ognuna è la sola ad avere il potere della sua mente, e delle sue scelte.
Si legge infatti sull'affresco della Vergine, quello che dalla corsa sulla strada chiamava sempre il mio sguardo: “post partum virgo, inviolata permansisti” ovvero “dopo il parto, vergine, sei rimasta inviolata”.
Questo potrebbe essere uno degli insegnamenti più importanti delle streghe dianiche, ovvero votate alla Diana preromana del sole e delle stelle un tempo forse venerata in queste campagne, prima di essere romanizzata e conseguentemente cristianizzata e celata oltre la veste delle Madonnine: — anche sul rogo, le streghe che hanno patito le fiamme della nuova religione e dell'ignoranza dell'inquisizione, non sono mai morte; poiché uno spirito che vive nella propria verità è immune a qualsiasi attacco —.
Questa particolare suggestione, che è mia ed esula da qualsivoglia ricerca basata su fonti certe; è nata spontaneamente, e racconta di come coloro che erano consacrate a Diana riuscivano, in qualche modo, a sfuggire le fiamme del rogo attraverso «il volo magico».
Forse sono leggende, deliri di coloro che hanno assistito alle brutalità dell'inquisizione; forse no. Al momento non so dove questa voce voglia portarmi, ma la seguirò.
Taccuino di viaggio Le Madonne dai capelli lunghi e del colore dell'oro, tipiche della architettura cristiana medioevale; sono da sempre le mie preferite: la grazia e la luminosità che esprimono è miele per l'anima. Soprattutto sapendo riconoscere, oltre la veste cristiana che indossano, le dee di luce, di neve, di fuoco e di stelle che abitavano questi luoghi agresti; dove un tempo la devozione dei contadini pagani era consacrata alle Matres delle acque, dei boschetti, della danza selvatica e rigogliosa vegetazione; ove il campo dorato d'agosto e la terra imbiancata dalla neve febbrarina, si sposavano nella perfetta alchimia di luce ed ombra sacra alla Grande Madre.
Cenni Storici
La chiesa viene citata per la prima volta nelle Consignationes del 1347, ma la storia del complesso architettonico si sviluppa tra il secolo XI, da un ampliamento della originaria cappella de susta, fino al XVI secolo. Dell'antico edificio restano l'abside semicircolare, che è rivolto verso l'attuale tracciato viario, e la possente torre campanaria, la cui parte superiore è frutto di una sopraelevazione terminata nel 1597.
Le principali modifiche esterne riguardarono, nel XVI secolo, la realizzazione della cappelletta con portico, contenente l'immagine della vergine con il bambino Gesù, e la ristrutturazione della facciata, a opera del canonico Francesco Chiocaro, nel 1610, che portò alla chiusura dell'ingresso meridionale, lasciando come uniche aperture la porta dell'attuale ingresso e le due finestre laterali con inferriata. Il vasto apparato decorativo è attribuito ai fratelli Francesco e Sperindio Cagnola e rappresenta un esempio incomparabile, nel novarese, per unitarietà e qualità. Costituisce invero una vera Bibbia dei poveri, per il quale l'insegnamento di San Gregorio Magno secondo cui l'immagine è la scrittura degli analfabeti. La parete a Sud comprende affreschi databili fra l'ultimo quarto del XV secolo e il primo quarto del XVI secolo, tra cui San Grato benedicente, protettore contro il maltempo, Sant'Antonio Abate con il fuoco e la campanella, San Giulio l'uccisore dei serpenti della omonima isola sul Lago d'Orta; la Pietà e San Cristoforo il traghettatore.
Dalla fine del 1600 la chiesa divenne luogo di visita anche dei paesi vicini, la gente giungeva con doni in natura e si organizzavano feste e spettacoli. L'oratorio era, in generale, riflesso della mentalità agreste del tempo, di coloro che vivevano il rapporto con il sacro nella natura della campagna. — Solo per brevi cenni le informazioni sono tratte dall'espositore di informazioni esposto davanti all'Oratorio della Santissima Trinità di Momo(NO)
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L'ingresso meridionale murato nel 1610 dal canonico Francesco Chiocaro |
Alcuni affreschi sulla facciata a Sud, come quello di San Cristoforo, richiamano ciò che avevo appena incontrato a Baceno(VB) sul sentiero delle streghe di Croveo; e non mi stupisce che la Vergine nella cappella sia opera del Cagnola; che ha collaborato anche per la Madonna del Latte di Gionzana, altro luogo di dietrologia “dianica”, di cui cito la mia ricerca: (...)“eretta probabilmente nel XVI sec. su un luogo di culto precristiano, la Chiesa di Madonna del Latte di Gionzana, frazione di San Pietro in provincia di Novara, è dedicata alla Madonna del Latte, che secondo le mie fonti è, insieme alla Madonna della Neve il riflesso delle antiche dee nutrici protostoriche che venivano venerate proprio nei nostri territori del Nord Italia, in particolare assimilate ai volti delle Madri un tempo adorate nei territori della Gallia Cisalpina che comprendeva quest'area. Lo stesso santuario è stato testimone del ritrovamento di un acquasantino ottenuto capovolgendo un cippo votivo in granito, dotato di capitello, di epoca romana sulla quale riportava una iscrizione latina dedicata all'antica Diana(1), incarnazione della vergine che brilla tra le fronde nei boschetti il cui culto è antecedente all'epoca romana”.
(Tratto da La Madonna del latte di Gionzana, ricerca di Claudia Simone)
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Sant'Antonio Abate con il fuoco e la campana |
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San Grato protettore dal maltempo |
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Una figura femminile, forse una massaia, ormai sbiadita sulla parete a destra e identicamente presente su quella a sinistra della cappella della Vergine |
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La Vergine si trova all'interno della cappella che a Est si affaccia sulla statale che da Novara porta a Borgomanero |
Presso l'Oratorio della Santissima Trinità di Momo, che sorge a poco più di un chilometro a nord di Momo, sull'antico percorso della via Francisca che da Novara e dal centro dell'area alpina, ovvero dai valichi ossolani, portava i pellegrini a Roma; del resto, nel 1982 sono state trovate urne di epoca celtica, (...)“nonché fu rilevata la presenza di un necropoli del III secolo a.C. di tradizione golasecchiana, con urne cinerarie in cotto contenenti uno scarso corredo e i soli resti del rogo”; ma non aggiungo altro, per ora. Lascio che il mio nuovo segreto mi nutra. D'altro canto, queste sono solo le mie riflessioni, nulla di importante, dopotutto....
L'area agreste che si estendeva dall'oratorio fino a un immaginario, eterno crepuscolo; era costellata di querce, castagni e delicate betulle, alcune abbracciate dalle edere.
La campagna immensa e silenziosa, dai delicati riflessi celesti, si stagliava sconfinata dietro all'Oratorio e inghiottiva lo sguardo nella sua atavica profondità.
Il Torrente Agogna, che ho ribattezzato torrente d'argento, era illuminato dal bacio dalle foglie vermiglie, a contrastare il colore dell'algido corso d'acqua.
Riflessioni di una Strega in Viaggio
Nel succedersi degli ultimi avvenimenti che hanno scosso lievemente la mia vita di ricercatrice e viaggiatrice sulle tracce delle antiche orme di luce delle donne, avevo perduto la bussola per i miei luoghi del cuore. Uno di questi, il più importante da sempre, per me luogo di rifocillo segreto, lettura e studio, in prossimità del quale ho abitato per alcuni anni; l'ho sentito privarsi delle mie tracce, forse ormai sbiadite; e penso di non poterci più tornare. Un altro, conosciuto più di recente, ha perso la sua attrattiva, dato che non mi sono più sentita la benvenuta e ora mi trasmette molta tristezza. Nel riflettere su ciò che non sentivo più mio, e dove non mi sento più a mio agio a camminarne le orme, mi sono sentita disorientata e sola, molto sola.
Nutrivo la necessità di trovare un luogo del cuore, che fosse segreto; e che potessi sentire mio per davvero, forse come una piccola scoperta che avrei potuto rivelare alle altre, che sarebbero state sempre le benvenute, «nel mio nuovo gioiello di pace e preghiera». Quando ho visto la statua della fanciulla silente – forse in ghisa, ma di cui non ho ancora riferimenti di ricerca – mi sono lasciata andare a un pianto silenzioso che trattenevo da troppo tempo, a scapito di quanto si creda, ovvero che io non abbia sofferto o non soffra; dato che ultimamente mi ero chiusa nella corolla, senza rivelare, mai, le vere emozioni e avvenimenti che mi hanno portata a delle scelte irreversibili e che per me erano, ormai, le uniche possibili per delle ragioni oltremodo personali e inspiegabili; anche se, a ben guardare, nemmeno del tutto innescate da alcuna delle parti; ma forse da qualcuno che si aggirava nell'ombra per far sì che il tutto degenerasse e si fraintendesse, e di questo mi dispiace molto.
Nulla avviene mai senza una causa, e del resto ognuna è responsabile del proprio agito e delle sorti che attira, me compresa; ma ricevere alcune spiacevoli parole che non meritavo, con riferimenti ad azioni che non avevo commesso ed attribuzioni che non mi riguardavano né riguardano; e riceverle pubblicamente, e in continuazione, per mesi; anche attraverso terzi che, di recente; mi hanno augurato di fare una fine spiacevole, e non mi riferisco ai terzi che sono stati ingiustamente coinvolti e che invece hanno sempre cercato di bene-dire tutte; forse non mi ha aiutata a vedere la situazione lucidamente.
In ogni caso, asciugate le lacrime e terminato il mio soliloquio; «lo avevo trovato».
Avevo trovato il mio nuovo posto sicuro, e nessuno, mai, avrebbe potuto dire che ne stavo privando qualcun altro. Una paura con la quale è difficile convivere, e che porta a temere l'incriminazione di qualunque gesto spontaneo e vero, solo perché in passato si ha commesso un errore in buona fede, e a cui si ha anche rimediato più volte, onorando, sempre e con trasparenza, coloro che avevano ispirato alcune tendenze.
Ad ogni modo, il resto, l'ho confessato a «lei»: “sia silenzio, dove non si conosce, per non rischiare di inter-ferire ove c'è già ferita ed anche soluzione” – la sua risposta, prima di svanire sotto le ombre della sera.
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La statua, in ghisa, non possiede note o dati nel web. Naturalmente, farò in modo di scoprire tutto, su di lei. Non riesco ancora a credere “che sia venuta da me”. Mi sono ripromessa di tornare anche per ripulirla. |
Adesso ci siamo soltanto io e il mio segreto. Tutto ciò che chiedo e che voglio dare, mentre immagino la pioggia che lava via i residui che inombrano la statua; sono pace e silenzio.
Diritti
Testo e fotografie di Claudia Simone. Vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso scritto dell'autrice e senza citare la fonte ai sensi della legge n°663 a tutela dei diritti di autore.
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