
Lo scorso sabato, 17 Febbraio; io e il mio compagno di viaggio abbiamo deciso di passeggiare senza una meta precisa, ripercorrendo alcuni luoghi ai quali sono affezionata e che in passato ho abitato; nutrendo il sincero desiderio nel cuore di incontrare i particolari fiori che sbocciano in questo periodo dell'anno; quando la terra ancora riposa, sopita sotto la galaverna; ma lascia emergere i primi segni di vita facendo dono dei bucaneve, delle campanelle, dei crochi e delle primule.
Se trovare i bucaneve – che era la mia volontà più profonda – è risultato impossibile; forse perché non sono tipici della zona che abbiamo setacciato; ciò che ho trovato mi ha comunque colmata di letizia. La nostra prima tappa è stata la cima del Monte Mottarone, una montagna granitica che sorge a cavallo dei laghi Maggiore e d'Orta; nonché un luogo che fino a solo pochi anni fa era quasi sempre innevato o ghiacciato, perlomeno fino a febbraio. Ricordo le escursioni notturne e solitarie dicembrine, dove la temperatura scendeva a -17°. Rivedere, a distanza di circa quattro anni, questo luogo quasi del tutto asciutto e arido, mi ha inombrata un po'.
“Ho bisogno di cercare un habitat più umido e grazioso” – ho detto al mio compagno – senza mascherare troppo il mio scontento. Una pista da sci con neve finta e turisti che si riempivano la pancia a ogni angolo, sbraitando goffi; non erano certo preludio della giornata che mi ero prefissa di passare – nel solo ascolto della voce dei fiori – così, scattata una fotografia fugace, siamo scesi per fare sosta in un luogo del cuore che non visitavo da tanto, e che si trova circa a metà della salita che dal borgo di Armeno(NO) conduce in auto sulla vetta del Monte.
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Monte Mottarone, 1.492 metri |
Arrivati giù, rispettivamente ad una libera area di rifocillo, in prossimità del Monumento del Ciclista; ci siamo sistemati su un tavolone di legno, per consumare il nostro pranzo al sacco sotto ai grandi alberi, e in compagnia dei primi canti degli uccellini primaverili che si nascondevano fra i rami.
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Monte Mottarone(NO), PIEMONTE |
Terminato il nostro banchetto, abbiamo passeggiato tra i boschi che dall'area di ristoro si diramavano in esili e graziose stradicciole, purtroppo, però, prive della natura che stavo cercando e nella quale avevo bisogno di riconoscermi.  |
Monte Mottarone(NO), PIEMONTE |
Mi è sempre piaciuto passeggiare qui – lo avevo sempre fatto da sola – adoravo, e adoro sparire tra le staccionate, ascoltando il suono delle campane del bestiame e respirando l'aria fresca e nutriente. Mi sembrava di diventare molto piccola, e, insieme, piccoli diventavano i problemi che, in città, sembravano grandi. |
Monte Mottarone(NO), PIEMONTE |
Nel frattempo, i primi doni hanno incominciato ad apparire. I muschietti vellutati giovano sempre al cuore, soprattutto se custoditi nelle cavità segrete di alberi o rocce, forse a proteggere un mondo di cui non sappiamo e mai sapremo davvero nulla, a scapito delle illusioni che molti e molte si creano. — Non riesco a sentire — ripetevo al mio paziente compagno di esplorazione — Da qualche giorno, ho la sensazione di non riuscire a sentire più niente — insistevo.
— Mi sento come se una parte di me, la sola in grado di guidarmi, fosse rimasta a Croveo, rapita dalle sue streghe; e non volesse più fare ritorno. Forse, dopotutto, ho bisogno di tornarci, per riappropriarmi di una luce che ora più che mai sento mancare —.
— Non sei tu ad aver perso la luce — ha ribattuto Michele — Forse è questo luogo a non essere più giusto per te, né tu giusta per lui; non hai perso proprio niente perché la luce sei tu —.
Fingendo che quel pensiero bastasse a colmare quel senso di vuoto che stavo percependo, e per quanto lo avessi desiderato; dato che i suoi toni erano oltremodo sinceri; ho sorriso, mi sono rilassata, e ho provato a credergli.
Ritornati alla nostra auto, ci siamo allora diretti, a scendere, di nuovo verso il Lago d'Orta, ovvero la sponda dalla quale eravamo saliti al Monte.
Lungo il tragitto, poco sopra la frazione di Pratolungo, ci siamo fermati davanti a una piccola cappella con la Madonnina che chiameremo “della fonte”; che sinceramente avevo sempre notato di sfuggita, senza mai fermarmi; ma che recava un messaggio importante che, forse, avevo bisogno di cogliere proprio in quel momento di sconforto.
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La Madonnina della Fonte, Pratolungo(NO), PIEMONTE |
A quel punto, un altro piccolo dono si è fatto strada: una delicata anemone bianca, ovverosia, una anemone nemorosa – se non la confondo con qualche altro fiore – spuntava solitaria da un anfratto dietro alla cappellina, candida e brillante, come una stella.
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Anemone nemorosa, Pratolungo(NO), PIEMONTE |
Di questa Madonnina che ho soprannominato “con l'ombretto”; si sa poco o nulla; al di là delle ispiranti parole appuntate sulla targhetta lì affissa: “tu che passi da questa via, china la fronte bevi a questa fonte e invoca Maria. Se tanta fede avrai una grazia otterrai”. La frazione di Pratolungo, dopotutto, è titolata alla Madonnina della Neve; che rappresenta secondo i miei studi, insieme alle Madonne del Latte; uno dei volti delle antiche madri nutrici, delle acque, delle fonti, e quindi della natura e della prosperità dell'ambiente agreste. Sotto alla nicchia con l'affresco colorato; del resto, pare che una volta zampillasse l'acqua: che vi sia reminiscenza di una Brigid, protettrice delle fonti; o di una Diana lucifera del boschetto?
Si ricorda che ad Armeno – paese confinante – presso la Chiesa di Santa Maria Assunta; vi sono una trinità tricefala – evidente richiamo alla primigenia trinità lunare dianica – e ben tre Madonne del Latte; che potete conoscere sfogliando una mia ricerca di alcuni anni fa, intitolata Le Madri del Latte di Armeno e disponibile nella sezione de Le Vie dell'Antro, alla voce intitolata La Via delle Madri.
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Pratolungo(NO), PIEMONTE |
Affianco alla cappella, abbiamo poi notato le candide primule, che sono sempre un dono prezioso, di rinascita e speranza.
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Pratolungo(NO), PIEMONTE |
Salutata la celeste apparizione dall'ombretto blu; siamo andati a passeggiare tra i boschi che si nascondono dietro al piccolo paese di Pettenasco, che a scendere verso il lago segue Pratolungo; rispettivamente giungendo, passando sotto al ponte ferroviario in pietra; alla Fonte Paganetto.
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Ponte romano sulla Fonte Paganetto, Pettenasco(NO), PIEMONTE |
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Ponte romano sulla Fonte Paganetto, Pettenasco(NO), PIEMONTE |
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Pettenasco(NO), PIEMONTE |
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Il torrente Pescone presso la Fonte Paganetto, Pettenasco(NO), PIEMONTE |
Curiosità di Viaggio, l'acqua purissima Il ponte romano è posizionato all’inizio della Val Fatta e attraversa il torrente Pescone, il più grande affluente del lago d’Orta che nasce dal Mottarone, proprio sotto al grande arco troviamo la fonte Paganetto da cui sgorga una acqua purissima.
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La fonte Paganetto con la sua acqua purissima, Pettenasco(NO), PIEMONTE |
Avevo sempre sentito, durante i miei anni di permanenza lì; la presenza di una protettrice, delle acque e dell'anima del luogo; che a distanza di anni resta bello e pulito; ma le statuine sono cosa nuova.
Chi le ha messe lì, deve aver sentito la necessità di farlo; sebbene preferisco che certi luoghi restino liberi, privi di idoli; e forse lasciati alla immaginazione e alle forme dategli dall'occhio di coloro che li guardano, e nel profondo li vivono.
A ogni modo, la nostra passeggiata è proseguita verso i boschi, che incominciano al limitare della fonte, diramandosi in due sentieri che conducono ai paesi adiacenti.
Noi abbiamo scelto di percorrere quello un po' più stretto e ripido, solo per qualche chilometro, dato che non ero in vena di lunghe camminate; “solo” alla ricerca dei fiorellini tanto anelati.
Di lì a poco, il cuore si è aperto, i dono più dolci sono arrivati, e seguono dunque le fotografie delle campanelline di primavera – anche chiamate “falsi bucaneve” – e dei meravigliosi crochi “di Persefone”.
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Campanellini, Pettenasco(NO), PIEMONTE |
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Pettenasco(NO), PIEMONTE |
Chiaramente questi fiorellini di Febbraio amano i luoghi umidi, ovvero vicini all'acqua; e parzialmente soleggiati. Di lì a poco, dopo aver notato i primi, avremmo incontrato distese e distese di campanelle bianche; il cui polline aveva un delicatissimo profumo vanigliato.
Il campanellino, ovverosia leucojum vernum; è composto dalle parole greche “leukòs”, che significa bianco, e “ion” che significa viola; in riferimento al colore e alla profumazione. La parola “vernum”, invece, significa primavera, poichè ne annuncia la gioiosa venuta. Spesso vengono confusi con il bucaneve, ovverosia il galanthus nivalis, che deriva dalle parole greche “gala”, che significa latte e “anthòs” che significa fiore; ovvero dall'epitteto “nivalis”, in riferimento alla sua fioritura “prematura” invero quando ancora la neve è copiosa e fresca, nel tempo della Candelora e di Imbolc.
E, a seguire, i crochi, simbolo di candidezza e risveglio; furono i fiori che annunciarono a Demetra la ricomparsa di Persefone dal regno infero; e con i quali la madre vestì la figlia; non appena potè riabbracciarla dopo la lunga separazione invernale. Il nome deriva dal greco “kròkus” e vi è riferimento in Omero, nell'Iliade, Libro XIV, vs.347; ove ha il significato di “filo di tessuto”.
Di questo tessuto particolare, in effetti, era il bianco mantello della dea fanciulla, ripartorita dalla terra a Febbraio...
Dopo il saluto ai crochi, ho fotografato un altro fiore che ha attratto la nostra curiosità, ovvero il “dente di cane” nonchè erythronium dens-canis da “erythros” che significa rosso, per via del suo colore rosato; e dall'epitteto “dens-canis”; poichè il bulbo avrebbe la forma acuminata simile a quelle del dente di un cane.
Questo particolare fiore, diffuso nel Nord Italia e meno nel centro, è considerata una specie rara ed è un tipico fiore primaverile. La nostra esplorazione, che abbiamo chiamato “alla ricerca dei bucaneve” – sebbene, dei bucaneve, non ci fosse l'ombra – è allora terminata.
Ho regalato qualche pensiero al binario – su quelle rotaie, corre il treno che collega Domodossola a Novara, passando per alcuni piccoli paesi che sorgono sulla sponda orientale del Lago d'Orta; e che ho preso molte volte quando non avevo ancora la mia auto – e poi abbiamo sorseggiato la quiete che i bagliori delle acque irroravano attraverso i rami, penetrando il bosco silenzioso.
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Pettenasco(NO), PIEMONTE |
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Pettenasco(NO), PIEMONTE |
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Pettenasco(NO), PIEMONTE |
“D'oro e d'argento; è l'incanto del boschetto, nutrito dal sogno dell'acqua che al crepuscolo biancheggia nello sguardo”: così ho salutato la mia Pettenasco, custode di memorie per me inviolabili; per poi fare tappa a Orta San Giulio, solo per gustare un caffè caldo e lasciarci ammaliare, per qualche istante, dalle segrete vie che il crepuscolo dipingeva sul pelo dell'acqua bronzata.
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Orta San Giulio(NO), PIEMONTE |
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Orta San Giulio(NO), PIEMONTE |
Diritti
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