A seguire, le fotografie delle indiscusse protagoniste del paese, le famose oche, amanti delle passeggiate. Hanno camminato in cerchio intorno a noi, si lasciavano avvicinare con estrema calma. Se non altro, quando le abbiamo viste inseguire una signora e attaccarla, ci siamo ritenuti fortunati ad essere stati accolti con tanta gentilezza. L'oca ha per me un significato molto particolare, ma questo è un racconto per pochi.
Taccuino di viaggio “Curioso che, a tener assemblea dinnanzi l'Olmo secolare, oggi siano forse più «solo» le oche”.
Simbologie di Viaggio, L'Oca Vigile e Sacra
Oche e cigni condividono il simbolo della donna sovrannaturale: sia le fate che la Vergine Maria hanno subito trasformazioni in oche. A differenza del cigno, però, l'oca ha subito un processo di degradazione simbolica, culminato nel pregiudizio moderno che la associa a donne sciocche, pettegole e di scarsa intelligenza; ignorando la sacralità e importanza che le oche rivestivano nel tempo antico per Greci e Romani, per i quali erano più preziose dei cani, vere e proprie protettrici della casa e autentiche vigilanti. Quando i Galli assediarono il Campidoglio ingannarono i cani, ma non le oche, che salvarono Roma, poiché sacre a Giunone, si credeva. Per i Celti erano messaggere degli Dei, alla stregua del cigno. Nel volo dell'oca selvatica, Anser anser, era possibile scorgere la volontà divina. Riferisce Alfredo Cattabiani in Volario, pp.146 – 153, che l'associazione Era-Giunone e Persefone-Proserpina rivelerebbe che l'oca partecipasse dell'universo simbolico della Grande Madre: fu una oca a donare a Nemesi, la ninfa primordiale, l'uovo da cui scaturì la maternità ancestrale. L'uovo d'oca, secondo Bachofen, rappresenterebbe il punto focale dei Misteri stessi: ciò accade anche nella mitologia galtofinnica, di reminiscenza asiatica, dove un uovo di Anatra nel nuovo Kalevala viene presentato come la matrice divina primigenia. Gli sciamani altaici ritornavano dall'aldilà cavalcando una oca selvatica. Erodoto nomina l'oca tra gli animali sacri al Nilo, chiamandola oca-volpe.
Curiosità di Viaggio, Il Gioco dell'Oca Riferisce Alfredo Cattabiani nel suo Volario, pp. 152 – 153; che una volta si chiamasse anche “Il Giardino dell'Oca”, poiché la meta da raggiungere nella casella centrale raffigura un edenico giardino dove l'animale passeggia beatamente. Tra gli Egizi v'era un gioco, dove protagonista era il serpente, che era basato sulla stessa logica a spirale: il motivo è sempre un percorso sotterraneo, introspettivo, che deve essere svolto a spirale, seguendo dunque una logica circolare e non lineare, che conduce al centro di tutte le cose, ovvero dentro sè stesse/i. Si verrà ricacciati indietro nel «gioco», della vita; ogniqualvolta non si agirà seguendo le sinuose ali numinose che «portano esattamente dove si deve andare», rispetto al proprio unico ed insostituibile destino – tessuto dalle Madri Filatrici – inteso nel senso di una inarginabile volontà a diventare chi si è, ben rappresentata nel tema del Daimon di J. Hillman, C.G. Jung prima, ed eco della concezione greca antica citata nella Repubblica di Platone, precisamente nel Mito di Er, ove è sotto l'egida delle Moire, che il giuramento all'anima che a ognuna ed ognuno viene affidata, viene sancito.
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