Madri, Sirene e Fate ad Arona
Lo scorso pomeriggio, approfittando degli ultimi momenti di sole della stagione ormai andata, ho fatto quattro passi in un luogo a me molto caro, che visitavo sin da bambina con la famiglia, durante l’estate. Arona, sul Lago maggiore, coi suoi misteri e le sue dee a guardia delle acque, come Sant’Anna “che vigila sul lago”, come riporta la dedica sotto alla statua; nella quale rivive, secondo le mie personali intuizioni; la “stella guida” delle rotte dei marinai; che secondo le mie ricerche approfondite sulle sirene e sulle loro dee d’eredità; era presente nella prima storia israelita e poi migrata nel Mediterraneo e nel resto d’Europa per via degli scambi.
Passeggiando sul lungolago, che ha lasciato intatte le emozioni del passato – come se non avessi mai veduto nulla, lì, e fossi una bambina di fronte a una meraviglia mai scoperta – ho immortalato alcuni animali che mi stanno molto a cuore, tra cui il cigno, la papera bianca e il gabbiano.
Animali che richiamano le origini «aviformi» delle sirene asiatiche, poi assimilate dalle greche di Omero che, come spiegato nel mio saggio sulle loro origini; sono solo l’ombra delle “vere sirene”; quelle che vivevano già nel corpo, negli attributi, nei poteri e nelle gestualità delle prime dee madri uccello, pesce, lucertola o serpente provenienti dalla culla mesopotamica, poi diffusesi ovunque la cultura d'origine si spostasse o venisse assimilata, verso il mondo occidentale. Numerose leggende celtiche locali, fra l’altro, sono connesse alle creature fatate e agli animali che popolano le foschie del lago che, con l’autunno, verrà gettato nella sua tipica coltre di nebbia bianca. Ad esempio, sembra che la Rupe delle Fate di Castelveccana, immersa nelle sponde lombarde del lago; si spacchi ogni cento anni per far emergere una fata; che inghiottirebbe in un «regno altro» tutti coloro che non fossero in grado di riconoscere i doni loro offerti. La stessa rupe, poi, si sposterebbe sulle acque, per trasportare il popolo delle fate – di ovvia reminiscenza celtica – da una sponda all’altra del lago; coinvolgendo anche la Rocca di Angera, che potete ammirare in lontananza nelle fotografie.
Tanti anni fa la visitai con una amica; e ne restai abbastanza delusa: spesso, ciò che amiamo osservare da lontano, non sempre, una volta raggiunto, dona la stessa emozione. Come disse Igor Sibaldi durante una delle sue conferenze, molte persone dicono di volere un castello ma, per la verità, ciò che desiderano è solamente un luogo da cui poterlo ammirare…
Ultimata la passeggiata lungo il lago, che ieri era particolarmente scintillante, mi sono recata in fondo al centro, oltre la famosa Piazza del Popolo, sede del vecchio porto commerciale. Con tanto affetto ho rivisto la fontana con la sirena bicaudata che accompagna con dolcezza l’acqua fuori dalla bocca del drago, dalla quale mi sono lasciata indagare per brevi istanti.
Numerose sono, a ogni modo, le leggende del vicino Lago d’Orta, ad esempio, ove l'Isola di San Giulio è considerata la Loch Ness italiana; che narrano di un drago dormiente sotto le
acque smeraldine; a reminiscenza delle dee, filologicamente connesse
alle sirene, di natura ctonia. Molte delle chiese costruite su luoghi di culto preesistenti, in Piemonte, Lombardia, come nel resto dell'Italia e anche in Europa, hanno raggiruazioni di draghi, serpenti o sirene in prossimità delle vene d'acqua, nondimeno segnalano le Leyline, particoli luoghi di potere dove l'energia è particolarmente sacra. Non so chi abbia installato questa sirena, proprio lì ad Arona, dato che non ho trovato notizie sulla scultura, ma senz'altro gode anche lei della sua energia speciale, almeno per chi ci crede.
Sono stata qualche istante lì a godere delle sue acque zampillanti,
dove ho lasciato scorrere pensieri ed emozioni che avevo bisogno di
abbandonare. La fontana, fra l’altro, sorge ai piedi della Rocca Borromea ed è perfettamente allineata, frontalmente, con la Rocca di Angera.
Che
fate e sirene si rispecchino? Dopotutto, la loro è una natura di confine che, nei
miti che riguardano le sirene, ho scoperto essere molto simile, sia per
connotati considerati “di fantasia”, che per evidenze filologiche prese in
esame: sia Morgana che Melusina, ad esempio, sono tra le più famose fate e creature d'acqua del folklore europeo.
Entrambe - le fate e le sirene - nei miti sia indoeuropei che preindoeuropei; abitano le famigerate isole che sorgono in un «mondo altro» ;
secondo alcuni studiosi, tali isole iperboree delle donne, sarebbero
addirittura le stesse isole; a cui ognuna/o ha dato nome e coordinate
differenti lasciandone però intatta l’essenza.
Adiacente alla fontana, dal lato del centro città, sorge un
piccolo ristorante ad angolo chiamato proprio “La Sirena”, che non sono mai
riuscita a vedere aperto, ma l'insegna, per me estremamente evocativa, ha meritato uno scatto.
Ripercorrendo il lungo lago, sulla via del ritorno alla mia auto, parcheggiata in prossimità dell’imbarco delle navi; mi sono seduta su una torretta che sporgeva sulle acque profonde.
I miei stivali quasi toccavano l’acqua, e i pesci da fondo guizzavano inebriati da quella bellezza cristallina. Fra le trasparenze dell’acqua potevo specchiarmi e, sì, ciò che ho visto in quello specchio, mi apparteneva completamente, senza più alcun dubbio, immotivato senso di colpa ed alcuna altra voce a confondere l'immagine luminosa che vedevo...
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