La Sirenetta di Stresa tra fiori rossi e onde blu
E così, se alcuni pensavano che la “vera” Sirenetta si trovasse a Copenaghen si sbagliavano di grosso. Anche in Piemonte, a Stresa, sul Lago Maggiore, esiste una dolce creatura scolpita in granito rosa di Baveno dallo scultore locale Raffaele Polli, che raffigura una splendida piccola sirena dall'aspetto così sereno che sembra invitarci a riflettere con lei, sottraendoci per qualche istante al tempo in cui ci troviamo per trasportarci fra le onde del lago di consapevolezza che le fa da sfondo.
Questo non è un viaggio di cui posso raccontare una sola esperienza, poiché la Sirenetta di Stresa, posta proprio davanti all'imbarcadero del caratteristico borgo lacustre, rappresenta per me un vero e proprio luogo di culto, verso cui mi reco tutt'altro che sporadicamente, sin dall'infanzia. Lei è lì, a scandire il tempo, a ricordarmi sogni che mesi prima le avevo sussurrato in segreto e a suggerirmi la rotta da seguire.
La Sirenetta di Stresa è un gentile spirito acquatico che evoca l'arte dell'attesa. Il tempo sembra scorrere velocemente, gli eventi accadono, ma lei è lì, a ricordare che pur stando immobili ogni sorte attorno muta.
La fanciulla silente ci insegna che l'attesa fiduciosa è una vera pratica magica: una magia che è calma e silenziosa, che non si sfoggia di se stessa né si atteggia o si arroga alcunché, una magia che nulla pretende, quella delle anime semplici e pure.
La scultura è avvolta da una coltre fiorita, immersa nel senza-tempo, allo scopo, forse, di regalare ad occhi che sanno guardare un assaggio di quell'inconscio collettivo che vive fra quelle acque.
Come una eco di antenate in lontananza che, attraverso l'apparente mutezza di lei, ci insegna a sentire ciò che non si sente, ed a vedere ciò che non si vede.
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La Dama del Lago
Ma c'è un'altra statua che ha attratto, praticamente per caso, la mia attenzione. Camminando sulla passerella che costeggia la strada, mi sono imbattuta in una torretta immersa nel Lago, sulla quale svettava un'altra scultura femminile, vedetta delle acque. Ciò rappresenta forse una eco delle antiche dee che vigilavano sul Lago e sui naviganti, e questo ce lo prova la splendida statua di Sant'Anna affacciata sul lungolago di Arona, rivolta verso la suggestiva Rocca di Angera. Da queste parti la presenza delle prime custodi delle acque, che erano considerate sacre alla Madri, è davvero forte.
Tant'è che il libro di Alan Lee e Brian Froud Fate ricorda Arona e l'area circostante come un luogo infestato da fate e da misteriose dame di magia e incantesimi, reminiscenza della essenza celtica di cui queste terre sono impregnate.
Queste fatae erano capaci di rapire gli uomini avidi e presuntuosi, ma anche di elargire doni preziosì che, attraverso l'esplorazione di questi luoghi incantati, non possono che essere colti, e portati con sé nella propria “sacca di viaggio” - a ricordarci che la magia esiste, e le espressioni naturali del luogo sono le sue ultime testimoni.
Testo e fotografie appartengono a Claudia Simone. Vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.
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