La Rupe delle Fate di Castelveccana


La leggenda qui descritta è tratta dal libro “Fate” di Brian Froud e Alan Lee, a cura di David Larkin e narra del “Sasso Galletto” o “Sass Galèt”, una singolare e caratteristica composizione rocciosa che sembrerebbe essere una porticina su un mondo altro. 
Si trova in una laguna delicata e misteriosa, immersa in parte nelle acque dell'incantevole Lago Maggiore, dalle quali svetta. 
La località si chiama “Castelveccana”, graziosa frazione di Laveno Mombello in provincia di Varese ed alle spalle dell'incantevole borgo di Arona, in provincia di Novara.
 La presente ricerca è risultato di un mio personale viaggio di esplorazione sul luogo, che ho amato tantissimo poiché è stato fonte di profonda ispirazione.

La Leggenda

Alle spalle di Arona, sul Lago Maggiore, c'è una Rupe Incantata che ogni cento anni si spacca lasciando intravedere uno stretto sentiero. Chi avesse l'avventura d'imbattersi in quel luogo incantato, percorrendo la stradicciola arriverebbe in una magnifica sala sotterranea coperta di drappi e di tappeti preziosi. 
Al centro, su una tavola, sono posati un campanaccio d'oro e un forziere pieno di gioielli mentre accanto dorme una splendida fanciulla. 
Al visitatore le fate consentono di scegliere uno dei magnifici doni: il campanaccio gli darà il bestiame più bello della vallata, il forziere lo farà ricco e la fanciulla potrà essere svegliata dal sonno magico diventando sua moglie. Dai racconti dei contadini del luogo pare che l'ultimo mortale a cui fu concessa la scelta fosse un pastore e così, dopo esser rimasto a lungo indeciso, optò per il campanaccio. 
L'’incantesimo effettivamente funzionò, dato che animali belli come i suoi non se ne trovavano neanche in altre regioni. Ben presto però le pecore cominciarono inspiegabilmente a morire una dopo l'altra. 
Questa disgrazia però non preoccupava il giovane che notte e giorno vagava per prati e boschi con negli occhi l'immagine della bellissima fanciulla che non aveva svegliato. 
Nonostante gli sforzi di amici e parenti per distrarlo, la sua dolce ossessione non lo abbandonò più e in breve tempo ne morì. Pare che nelle sue pupille, ormai spente, restassero impressi i delicati lineamenti di una fanciulla addormentata.

Il sentiero sotterraneo dell'individuazione

A mio avviso, quell'uomo, altri non era che un viaggiatore, un esploratore curioso che, indeciso fra la rosa di opzioni che aveva davanti a sé, scelse per quella più comoda ed egoista, noncurante del valore inestimabile che la fanciulla dormiente incarnava. Ma chi è questa fanciulla, se non l'anima, la Dea, la Madre ctonia e misteriosa che alberga nelle profondità e, in fin dei conti, nelle strade sotterranee di ognuna e ognuno? E che cosa rappresenta la discesa nei sotterranei brulicanti di tesori preziosi, se non quell’antro uterino in cui il fuoco del femminino sacro brucia, e da cui i fiumi ignei della verità antica sgorgano? Quell'uomo, dopo aver ottenuto ciò che più desiderava – abbagliato dai bisogni materiali come molti – si dimenticò di qualcosa di tanto più importante: dell'anima, della Dea Madre, di quella nutrice buona e generosa che dagli anfratti della Rupe l'aveva chiamato a sé, dandogli la possibilità di intravedere la natura divina delle cose, che egli decise di sprecare optando per la scelta apparentemente più appagante, ma che alla lunga, gli sarebbe costata un prezzo ancor più caro. Scegliendo di afferrare l' aurum vulgi, nonché il falso oro, il metallo, l'oro del volgo, rinunciò ad un oro ancor più grande, l'aurum non vulgi, l'oro divino, la sola e unica “pietra filosofale” alla quale il cercatore e la cercatrice spirituale ambirebbe l'individuazione, nonché la scoperta dell'anima femminile e stracolma di doni che abita sia gli uomini che le donne, e che, se soltanto le dessimo la possibilità di esprimersi, ci inviterebbe a quel matrimonio interiore al quale siamo nati per adempiere. La dea dentro è la tua sposa, che tu ne sia consapevole o no, non c'è altra Via per ritornare a se stesse e se stessi.

La Misteriosa Isola dentro di noi

“Chi avesse la fortuna d'imbattersi in quel luogo incantato, percorrendo la stradicciola arriverebbe in una magnifica sala sotterranea coperta di drappi e di tappeti preziosi”.
Naturalmente, qui, si tratta di un luogo che è un non-luogo, ossia di una un'isola sotterranea  e intangibile, avvolta da una coltre di nebbia che a tratti appare e scompare, e che soltanto attraverso una vista altra può essere colta, trasportando il viandante, attraverso l'amore, l'umiltà, e la capacità di “togliersi le scarpe”, in quel posto incantato che abita dentro, spesso seppellito sotto finti tesori. La sola “isola del tesoro” che valga la pena visitare è l'anima, l'immanente regno interiore del compimento, laddove la Grande Dea Madre ancora regna seppure cacciata da altri spazi ed una pace rigogliosa avvolge ogni creatura umana, animale e vegetale, rivelando la presenza dell'intero cosmo all'interno del sé. Là sono custoditi i frutti più preziosi, le mele più succose, vi accadono i misteri iniziatici più importanti, ossia quelli che riportano al nucleo autentico. Per accedervi è necessario nutrire un amore che superi qualsiasi altra forza, affinché il cuore si apra esattamente come la Rupe Incantata si apre, si spacca, si divide ogni cento anni per lasciar penetrare qualche individuo particolarmente “fortunato” in quel regno di tesori e verità che si trova oltre il velo delle apparenze.
Anche nella vita di tutti i giorni potrebbero presentarsi dei “passaggi segreti” da attraversare, poiché, anche se molte e molti hanno dimenticato chi sono e da dove vengono, qualche volta la fortuna potrebbe anche mostrare loro una via di accesso.

Diario di viaggio


Accade così, che ci si muove verso un luogo ma, immancabilmente, se ne incontra un altro
E qui, per luoghi, mi riferisco ai luoghi dell'anima, posti inesplorati dell'interiorità che, in un baleno, possono riaffiorare dall'inconscio, sollecitati da un fruscio di vento, dallo scrosciare delle foglie, o dal fragore delle onde di un lago che si infrangono ai piedi della pietra madre che si erge impavida, al limitare di una piccola spiaggia misteriosa.


Oggi, dopo circa un mese dall'ultima volta che lo avevo visitato, sono andata a trovare il mio amato Sasso Galletto, nondimeno la Rupe delle Fate che primeggia, quasi ostentando la sua bellezza, all'interno di una piccola laguna incastonata tra le meraviglie del Lago Maggiore, rispettivamente in località Castelveccana, piccola frazione di Laveno Mombello, in provincia di Varese. I frequentatori locali lo chiamano Sas Galèt, per via della sua forma che ricorderebbe quella di una cresta di gallo. Pietra custode degli antichi segreti femminili che giacciono, forse un po' dimenticati, tra queste acque. 


Ero lì, inerme davanti a tanta bellezza che a raccontarla pare di tradirla un pochino, privandola della energia incorruttibile percepita, alla sua vista.

Taccuino di Viaggio Nella natura tutto avviene spontaneamente, nell'ammirarla ci si sente come bambine nutrite del latte di una Madre senza confini”.


Oggi, poi, è stato divertente, oltre che stimolante.  Sono grata a me stessa, per non aver avuto paura di affrontare tutta sola la ripida scoscesa che porta alla spiaggia, che poteva essere raggiunta solo calandosi con una fune.


Alcuni ragazzi stavano raccogliendo della legna da ardere per accendere un fuoco: sin da bambina ho adorato il profumo della legna bruciata e, in effetti, devo parte delle esperienze interiori vissute alla rupe proprio a questi ragazzi dallo sguardo mite che, a giudicare dalle loro espressioni e dal calore con cui uno di loro in particolare mi ha salutata ed accolta, non avrebbero battuto ciglio se avessi chiesto loro di condividere il cibo delizioso che si apprestavano a cucinare. 


Sotto al pelo dell'acqua, sembrava giacere una figura femminile, scomparsa poco dopo. Non era un legno, né un sasso. Solo per averla fotografata, sono certa di averla vista e quindi che ci fosse davvero.


Alcune notizie sul Sasso Galletto

Il Sasso Galletto è una singolare formazione rocciosa che raggiunge una profondità di cinquanta metri. La leggenda narra che la rupe si spacchi ogni cento anni per far penetrare all'interno qualche fortunato viandante che, una volta sceso nel mondo sotterraneo che vi si cela all'interno, troverà una splendida fata capace di elargire oro e ricchezze. Al di là della leggenda, è sufficiente annusare l'aria con un poco di attenzione, per accorgersi che si tratta di un luogo abitato da energie antiche, lontane, e di natura femminile sacra. La misteriosa laguna in cui si trova vanta peraltro una spiaggia lontana dai centri abitati, tranquilla, e garantisce un'acqua pulitissima: dopo aver fatto il bagno, la scorsa estate, mi sentivo letteralmente purificata e rinvigorita, nutrita di un'essenza magica. Il nome del Sasso, che i locali chiamano La Madonnina, pare deriverebbe dal fatto che sullo spuntone v'è una figurina metallica a forma di gallo. A me è parso da subito una sorta di folletto, forse a vedetta dei tesori che la Fata della Rupe, notoriamente, custodisce. L'emblematica figura potrebbe anche essere un guardiano dei tesori che nel libro sopraddetto si annovera tra gli “Spriggan”. Questi erano, come riporta Robert Hunt nel suo libro Racconti Popolari dell'Inghilterra Occidentale (1865) degli spiritelli ladri che si infiltravano nelle case per rubare i tesori più preziosi, per custodire poi il bottino nei loro rifugi.  Dopotutto, la Rupe, potrebbe davvero celare un tesoro…


***

Indicazioni di viaggio


Il Sasso Galletto si trova in località Castelveccana, sulla costa lombarda del Verbano-Cusio-Ossola. Arrivando dal centro di Laveno Mombello(VA), rispettivamente sulla SP 69, e proseguendo verso le gallerie che fanno da ponte con Luino, v'è un'area per parcheggiare alla quale si accede proprio dall'interno della galleria: impossibile non notarla. Lasciata lì l'auto, si procede a piedi sul piccolo marciapiede che costeggia la galleria e, poco più avanti, sulla sinistra si scorge un sentiero stretto ma ben battuto, in mezzo a cespugli adornati di fiori; e, a quel punto, comincia l'avventura! La zona, è bene dirlo, non è frequentata da molti subacquei a causa dell'imprevedibilità del tratto, pertanto è molto meglio evitare di improvvisarsi nuotatori da queste parti. Inoltre è priva di sabbia, particolarmente rocciosa e scivolosa. 
Il luogo è davvero suggestivo ma sicuramente non adatto a tutti: alcuni anni fa un ragazzo perse misteriosamente la vita tra queste acque... 


Qui sotto, allego un paio di splendide fotografie scattate a Laveno Mombello(VA), il caratteristico centro abitato che ospita la laguna della rupe.



Sitografia

(1) www.tripadvisor.it
(2) www.vareseguida.com
(3) www.dir-varese.it
(4) www.varesenews.cit
(5) www.lagomaggiore-e-dintorni.it

Diritti

Testo e fotografie appartengono a Claudia Daisy Simone. Vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.

Commenti