Il Sass Cavalàsc e il sentiero incantato di Ranco


Oggi il mio pensiero si rivolge al viaggetto in cui mi sono calata ieri, quando, dopo aver visitato l'imponente laguna incantata del Sasso Galletto, a Castelveccana(VA), mi erano rimaste un paio d'ore di tempo, pertanto, siccome si trovava sulla strada del ritorno, era improbabile non avvertire il desiderio di fermarcisi anche solo per qualche minuto, per fare qualche scatto, e per annusarne l'aria per pochi attimi. La bellezza del viaggio, quasi sempre, sta nel sentiero che conduce alla meta. Il Sasso Cavallazzo, situato nella frazione Ranco, in provincia di Varese, ne è un esempio. La roccia in sé possiede di certo un valore infinito, tuttavia è del parco silenzioso che si erge prima di giungere al monumento vero e proprio, che mi sono letteralmente innamorata, lasciandomi andare ad esso senza indugio.



Capace di trasportarti in pochi istanti in una ambientazione idilliaca, un vero e proprio locus amoenus che, percorrendolo, ti chiede di emettere il minor rumore possibile al tuo passaggio, per non disturbarne l'inviolata quiete.


E così è stato, tant'è che un paio di ragazze che erano lì, fuori da una piccola casa che sembrava uscita dalla fiaba di Frau Holle, sono sopra salite nel percepire il mio arrivo. Non devono essere abituati agli ospiti da quelle parti: meno gente scopre la meraviglia che vi si cela, più la loro magia verrà preservata nel tempo. L'area naturale che precede la spiaggia del Sasso, come dicevo, è capace di trasportarti nel panorama delle colline di Avonlea di Anna dai capelli rossi, e, per qualche istante, puoi avvertire quell'istinto a rotolarti tra le balle di fieno, quasi a volerti fondere del tutto alla natura del luogo, diventandone parte.


Mi è dispiaciuto non esser capitata, come la scorsa primavera, durante il periodo della fioritura del bianco pruno che imperlava il sentiero battuto dai sassolini argentei, tuttavia, fortuna ha voluto che l'incantevole spiaggetta, colorata da un sole basso e a tratti ambrato, fosse asciutta per la bassa marea, così da permettermi di vedere la roccia madre, altrimenti sommersa.


Davanti a me si è stagliata allora una una maestosa pietra di forma parallelepipeda, così perfetta che sembra quasi che qualcuno si occupi di limarla per qualche scopo ermetico a noi ignoto...


Notizie sul Sasso Cavallazzo

Il Sasso Cavallazzo, come molti altri suoi fratelli e sorelle, è testimone di un fenomeno geologico iniziato circa 60.000 anni fa, e conclusosi 15-20.000 anni or sono. Nessun fenomeno avvenuto sulla terra, dopo di questo, può esser considerato altrettanto grandioso. Accadde che la catena delle Alpi, che allora era molto più elevata dell'attuale, venne ricoperta da un'enorme coltre di ghiaccio e neve, che in seguito, sia a causa del calore della terra, sia spinta dalla forza gravitazionale, cominciò ad estendersi, trasportando a valle una vasta quantità di pietrame: questa è l'epoca che i geologi hanno definito era glaciale. Dalle nostre parti fu la seconda glaciazione – in totale se ne contano quattro  ad avere la meglio, ma non si spinse oltre Gallarate. Fortunatamente, nonostante in passato molti di questi sassi   quasi tutti composti di un materiale chiamato serpentino – siano stati adoperati nell'industria della costruzione, sono attualmente protetti da una legge che ne tutela la conservazione. 


La Leggenda
Narra una leggenda che essendo questi massi giunti da molto lontano, forse sono stati proprio dei giganti ad aver trasportato questi massi a valle…

Questo tipo di colossi, sono patrimonio di Ispra, Ranco, Sesto Calende, Lentate, e Barza, ma altri Sassi Erratici sono in realtà presenti in maestosa compagnia anche in zone differenti: a tal proposito, consiglio di leggere le mie esplorazioni alla Preja Batizà, che si trova a Gozzano(No), sul Lago d'Orta, e alla Preja Serpente di Pella(No), anch'essa nascosta tra i boschi dello stesso incantevole Lago. Spesso accade che il Lago D'Orta , e le sue bellezze inesplorate, vengano messe in ombra rispetto ai tesori del Lago Maggiore, ed in effetti ho scoperto che molte persone non conoscevano minimamente l'esistenza delle Rocce Madri delle sue sponde, forse perché sono avvolte nei boschi e piuttosto complicate da raggiungere. A ogni modo, sono felice di aver posto intorno a loro una degna cornice coi miei articoli, poiché la meritano davvero.


Il merito di aver descritto il Sass Cavalàsc per la prima volta va ad Antonio Stoppani, letterato e naturalista del secolo scorso. Il sasso è fra l'altro tutelato dalla legge regionale n°86 del 1983, ma nonostante l'attenzione riservatagli non è stato possibile rilevarne il volume a causa del fatto che sta ampiamente conficcato nel terreno sottostante il lago; e qui rammento ulteriormente la fortuna  che mi ha baciata, nel permettermi di visitarlo in un momento di siccità. Ho potuto infatti ammirarlo e fotografarlo da ogni angolazione.

Altre fotografie della spiaggia







Sitografia
Le informazioni geologiche sono state raccolte presso www.comune.ranco.va.it - si ringrazia enormemente per la qualità e la quantità di informazioni messe a disposizione dal sito.

Diritti
Testo e fotografie di Claudia Simone. Vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso scritto dell'autrice e senza citare la fonte.

Commenti